Visualizzazione post con etichetta immigrazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta immigrazione. Mostra tutti i post

Accogliere Minori stranieri non accompagnati significa restituire loro il diritto all’ infanzia di cui sono stati privati.Con l’approvazione della Legge Zampa, l’Italia è stato il primo paese Europeo a dotarsi di un Sistema di Accoglienza organico in materia. Essa ci ha attribuito il merito di rafforzare le forme di tutela a favore di questi “Bambini” rivendicando il loro stato naturale prima ancora di considerarli migranti. Nel nostro Paese ad oggi sono presenti circa 8.342 minori stranieri, giunti soli e senza figure di riferimento, un numero che dopo l’emergenza immigrazione vissuta nel 2011 resta ancora alto. La maggior parte dei minori registrati ha un’ età particolarmente vulnerabile, dai 15 ai 17 anni. Molti provengono da regioni remote dell’Africa e nel corso del viaggio hanno rischiato la vita subendo violenze fisiche e psicologiche, torture e schiavitù, nel migliore dei casi hanno assistito passivamente a scene di forte brutalità. Ma sono presenti anche minori provenienti dall’Albania,Egitto,Afghanistan e dalla Siria. Si riscontrano poi circa 4.324 minori irreperibili,ossia minori stranieri soli per i quali le autorità hanno segnalato un’ allontanamento dai circuiti di accoglienza e protezione esponendosi a forti rischi.
Ad un primo sguardo si evince come la Legge Zampa ribadisce con forza il principio di inespellibilità dei minori stranieri,confermando una giurisprudenza da sempre di favore nei confronti dei minori vigente nel nostro paese,(principio che ricordiamo essere già sancito a livello internazionale dalla Convenzione del Fanciullo e a livello nazionale dall’art.19 T.U. dell’Immigrazione)ma soprattutto come accennato, ha reso possibile un’ applicazione uniforme per l’accoglienza su tutto il territorio nazionale. La legge nasce dalle esigenze di superare un modus operandi basato sulla logica dell’emergenzialità e di pensare ad un sistema di presa in carico mirato,che tenga presente delle necessità di uno dei segmenti più vulnerabile dei flussi migratori. Sino al 2017, in assenza di una normativa specifica i msna, erano protetti attraverso la stessa legge che regola i casi dei minori abbandonati, con il risultato che le autorità soffrivano della mancanza di strumenti legali e amministrativi per venire incontro in maniera concreta alle reali esigenze che connotano la condizione di questi bambini.Le novità più importanti introdotte sono molteplici e nello specifico possono essere riassunte in vari punti :
·       Strutture dedicate alla prima accoglienza e all’identificazione in cui il tempo di permanenza è stato ridotto da 60 a 30 giorni per poi procedere con il trasferimento in centri di seconda accoglienza . In passato i minori erano identificati all’interno dei cd. Hotspot , centri dove erano presenti anche adulti con alti rischi per i bambini.
·       Standard omogenei per l’accertamento dell’età e l’identificazione con la presenza di un mediatore culturale  durante visite e colloqui, creando cosi una procedura uniforme a livello nazionale.
  • La protezione dell’interesse del minore, tramite l’istituzione di regole più chiare per la nomina dei tutori con l’istituzione dell’albo dei tutori volontari a cura dei Tribunali per i minorenni. Si prevede poi il ricorso a due unici tipi di permessi di soggiorno, quello per minore età e quello per motivi familiari, che potranno essere richiesti direttamente alla questura competente anche in assenza della nomina del tutore. Inoltre, si pone attenzione ai ricongiungimenti familiari attraverso indagini nell’interesse del minore prevedendo anche il passaggio della competenza sul rimpatrio assistito al Tribunale per i minorenni, organo costituzionalmente dedicato alla determinazione e alla tutela dell’interesse del minore, al contrario del precedente organo competente (Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del ministero del lavoro e delle politiche sociali)
·       Il diritto alla salute e all’istruzione, con misure che superano gli impedimenti burocratici che precedentemente non consentivano ai minori soli di goderne a pieno ed effettivamente. A tal proposito la legge infatti prevede da un lato – per quanto concerne il diritto alla salute – l’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale anche in assenza di nomina del tutore e dall’altro – per quanto concerne il diritto all’istruzione – l’attivazione di specifiche convenzioni per l’apprendistato e la possibilità di acquisire i titoli conclusivi dei corsi di studio anche quando, al compimento della maggiore età, non si possegga più un permesso di soggiorno. Viene inoltre prevista la possibilità di supportare il neomaggiorenne fino ai 21 anni di età qualora questo necessiti di un percorso più lungo di integrazione.
In particolare,la legge Zampa promuove lo strumento dell’affido familiare come strada prioritaria di accoglienza dei msna rispetto alla permanenza all’interno delle strutture, attribuendo cosi un ruolo fondamentale agli enti locali che hanno il compito di favorire e sensibilizzare le famiglie affidatarie. In termini generali,l’affido rappresenta una delle possibili risposte al diritto di ogni bambino di crescere in famiglia, la quale si propone come luogo di normalità e di affettività dove poter costruire la propria identità. Proprio per questo si parla di via prioritaria di accoglienza. Sulla base di quanto  già sperimentato in altri contesti, è stato dimostrato che i msna che alloggiano presso famiglie hanno maggiori possibilità di integrarsi realmente nel nuovo contesto di vita uscendo dall’isolamento socio- culturale, frequentano regolarmente la scuola e con maggiore successo, perché supportati ed incoraggiati da figure adulte, mostrano un più veloce apprendimento della lingua ed adattamento alla nuova cultura. Inoltre non bisogna sottovalutare anche il risparmio di risorse pubbliche per le istituzioni che la promozione di questo tipo di intervento comporta.Secondo quanto riportato dai dati infatti un minore accolto in famiglia costerebbe molto meno rispetto che all’interno di una comunità. Questo strumento tuttavia nel caso di msna deve essere attuato secondo una progettualità specifica, è necessario ricordare che si ha a che fare con ragazzi adolescenti, spesso vicini alla maggiore età, per cui uno degli scopi principali verso cui deve tendere l’intervento è quello della promozione dell’autonomia e della ricostruzione del progetto di vita. La famiglia ospitante deve sapere che l’affidamento di un msna è complesso e che il suo compito specifico oltre a garantire un ambiente idoneo al suo sviluppo, è quello di facilitare la conoscenza del contesto sociale di accoglienza e l’integrazione sul territorio, favorendo la realizzazione del singolo.
Tra le raccomandazioni e le indicazioni operative suggerite, c’è la preparazione delle famiglie attraverso il coinvolgimento delle comunità straniere presenti sul territorio e l’organizzazione di percorsi specifici di formazione e sensibilizzazione che riguardino anche la storia del paese di origine, le usanze e le abitudini. Ciò che connota l’affidamento dei msna rispetto alla tipologia di intervento classico è il fatto che lo scopo ultimo non è quello di attivare competenze genitoriali bensi’ quello di garantire il diritto del minore a crescere all’interno di relazioni familiari solide, in un contesto amorevole,attento alle esigenze del singolo. Non si opera dunque parallelamente sulla famiglia di origine, su di essa non vengono attivati progetti di intervento/recupero perché assente o lontana, in taluni casi essa rappresenta addirittura un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi progettuali soprattutto quando si presenta come una “famiglia obbligante” divenendo un fattore di stress per il ragazzo.
La caratteristica principale che renda una famiglia affidataria come una famiglia adeguata rispetto alla sfida dell’accoglienza di un msna è il possesso di quello che lo studioso Hagan definisce come “competenza culturale”. Essa corrisponde alla capacità di massimizzare la sensibilità e minimizzare l’insensibilità al servizio di comunità culturalmente diverse.Non è importante che gli operatori sociali e le famiglie affidatarie posseggano particolari conoscenze sulla cultura delle persone rispetto alle quali sono al servizio , ma è essenziale che si avvicinino alle persone culturalmente diverse con  rispetto e volontà di imparare.
Se l’affido familiare rappresenta,per la condizione dei msna, l’intervento che più si addice nel perseguimento del cd The best interest del minore, è pur vero che sino al febbraio del 2019 solo il 3% di essi ha potuto beneficiare della misura.Il principale ostacolo è dato dal reperimento di famiglie affidatarie adeguate alla specifica tipologia di utenza. Mancano risorse umane.Accade spesso poi che il livello di aspettative sia alto rispetto alla realtà, e le famiglie non riescono a gestire ragazzi che sono adolescenti adultizzati, in relazione alle esperienze di vita vissute.A differenza delle comunità, gli affidatari non sono professionalmente formati, ma soprattutto non sono abbastanza supportati dalla rete nelle difficoltà che incontrano.Altra problematica riguarda la volontà dei minori.Elemento essenziale è il consenso dei minori nell’essere accolti in nuove famiglie. E’ stato riscontrato che questi ragazzi preferiscono restare in comunità e cio’ per un duplice motivo. Da un lato vi è il legame con le proprie origini, la paura di dimenticare la propria cultura o doversi adattare per forza a nuove abitudini imposte, dall’altro vi è la sfiducia generale che nutrono nelle figure adulte di riferimento.La maggior parte cosi resta in case famiglia, o al massimo viene collocato, liddove vi sia la possibilità, in gruppi appartamento con propri connazionali.Secondo le statistiche , la maggior parte degli affidi famigliari di msna sono stati sperimentati soprattutto al Sud rispetto che in altre Regioni. Si rende cosi necessario ,affinchè la misura possa decollare, lavorare sui livelli di sussidiarietà orizzontale e verticale , investire sulla formazione e sulla sensibilizzazione, soprattutto in tempi come questi difficili, dove a prevalere è una cultura di massa della distanza e della poco apertura alla diversità.Restituire un futuro dignitoso a questi ragazzi rappresenta una responsabilità diffusa a tutti i livelli della nostra società, soprattutto in un contesto di emergenza non più dettato da numerosi arrivi bensi’ dalla diffusione di una dottrina dell’odio.Quando si è di fronte agli occhi di un ragazzino straniero bisognerebbe pensare che egli sia un dono, magari portato dal vento, ed adoperarsi per prendersene cura riconoscendone il suo valore.La Legge Zampa rappresenta la soglia di inizio di un cambiamento, di una presa di coscienza, ora c’è bisogno di adoperarsi affinchè possa effettivamente concretizzarsi. Ciò rappresenterebbe una speranza oltre che un insegnamento importante per i nostri figli. 

Floriana Ciotola


E-BOOK GRATIS

SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

La legge Zampa e l’affidamento dei minori stranieri non accompagnati , uno strumento importante ma che non decolla.

Accogliere Minori stranieri non accompagnati significa restituire loro il diritto all’ infanzia di cui sono stati privati.C...
Minori non accompagnati anche di 12 anni continuano a essere vittime di abusi, detenzioni e respingimenti illegali verso l’Italia, da parte della polizia francese, una volta superata la frontiera di Ventimiglia. È la denuncia contenuta nel nuovo rapporto Se questa è Europa, diffuso venerdì 15 giugno da Oxfam, Diaconia Valdese e Asgi, che lavorano a Ventimiglia per prestare soccorso ai migranti bloccati in città, in condizioni di estrema vulnerabilità. Un allarme che parte dalle testimonianze dei tanti in fuga da guerra e persecuzioni, che ogni giorno cercano di attraversare la frontiera: 1 su 4 è un minore che cerca di ricongiungersi con familiari o conoscenti in Francia, Inghilterra, Svezia o Germania, a cui troppo spesso viene negata protezione e il diritto di chiedere asilo previsto dalle norme europee.

“Ho provato a passare. Eravamo in due, ci hanno fatto scendere dal treno strattonandoci e urlando, poi ci hanno spinti in un furgone nel parcheggio della stazione - racconta un ragazzo di 15 anni, fuggito dalla guerra in Darfur - Ci hanno dato un foglio (il cosiddetto refus d’entrèe, ndr) e ci hanno rimessi su un treno che tornava in Italia, senza spiegarci nulla”. 

Le testimonianze raccolte da Oxfam

“Ho provato già dieci volte ad attraversare la frontiera - aggiunge E.,16 anni, originario dell’Eritrea - Una volta a piedi, da solo, ma mi sono perso. Le altre nove volte in treno. La polizia francese sale sul treno, ti afferra, ti fa scendere e ti rispedisce indietro”.

L’intervento, ormai di prassi, della polizia francese comporta, prima ancora del respingimento in Italia, in violazione delle norme europee e francesi, il fermo dei minori, spesso la loro registrazione come maggiorenni, la falsificazione delle dichiarazioni sulla loro volontà di tornare indietro, la loro detenzione senza acqua, cibo o coperte, senza la possibilità di poter parlare con un tutore legale. I ragazzi raccontano anche di essere stati vittime di riprovevoli abusi verbali o fisici: il taglio delle suole delle scarpe, il furto di carte SIM. In molti vengono costretti a tornare fino a Ventimiglia a piedi, lungo una strada priva di marciapiede, con qualunque condizione atmosferica: una giovanissima donna eritrea è stata costretta a farlo sotto il sole cocente, portando in braccio il suo bambino nato da soli 40 giorni. 

In Italia, invece, permangono gravi disfunzioni nella tutela dei diritti dei minori all’interno dei centri di accoglienza: molti non vengono iscritti a scuola, come prevede la legge, o non ricevono informazioni sulle possibilità di richiedere asilo o ricongiungersi legalmente con la propria famiglia in altri paesi europei. 

Cosa succede a Ventimiglia, secondo Oxfam

Nei primi quattro mesi di quest’anno sono stati 4.231 i migranti (16.500 da agosto 2017 ad aprile di quest’anno), adulti e minorenni, passati da Ventimiglia, provenienti in maggioranza da Eritrea, Afghanistan e Sudan, in particolare dal Darfur. Un numero che con ogni probabilità è destinato a crescere con l’arrivo dell’estate. Al momento però l’unica struttura di accoglienza è presso il Campo Roja che ha disponibili 444 posti: qui l’obbligo di identificazione mediante impronta digitale e la massiccia presenza di polizia all’entrata agiscono da deterrente.

Il campo informale sul fiume Roja, privo di servizi igienici e acqua potabile, è stato recentemente sgomberato e transennato. Il risultato è che alcuni dei migranti più vulnerabili, tra cui molti minori non accompagnati, continuano a dormire all’aperto, dispersi sul territorio e ancora più esposti a rischi. Di fronte a quest’emergenza in continuo divenire, le tre organizzazioni chiedono quindi alle autorità locali e al Governo italiano che vengano individuate rapidamente strutture adeguate per realizzare un centro per minori non accompagnati in transito e uno per donne sole con e senza figli, che garantisca una permanenza dignitosa e sicura dei soggetti più vulnerabili.

L’appello a Italia, Francia, e Ue

“La situazione a Ventimiglia è lo specchio di un’Europa che sta tradendo i propri valori fondanti di solidarietà, non rispettando le norme nazionali ed europee alla base dell’idea stessa di Unione. Per questo chiediamo al Governo francese di intervenire, per far cessare immediatamente gli abusi e i respingimenti illegali dei minori da parte della propria polizia di frontiera e al Governo italiano di attivarsi in ogni modo perché ciò avvenga, sospendendo inoltre i trasferimenti forzati verso i centri del Sud Italia - dice Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne dei Programmi in Italia di Oxfam – Ogni giorno incontriamo minori non accompagnati, donne sole a volte incinte o con figli piccoli, fuggiti spesso da guerre e persecuzioni nel proprio paese che, dopo essere stati vittime di stupri e torture nei lager libici, hanno il semplice desiderio di chiedere asilo nel paese dove vivono le loro famiglie"

“Ci sono dei luoghi che fanno sintesi: uno di questi è certamente Ventimiglia. Frontiera impolverata che d'improvviso si è trasformata in baluardo di orgogli nazionali e simbolo di sovranismi che non pensavamo avessero cittadinanza in Europa. – aggiunge Gianluca Barbanotti, segretario esecutivo della Diaconia Valdese - Minori non tutelati, donne con bambini lasciate in balia di un destino improbabile, procedure poliziesche applicate in modo miope, agende politiche dettate dall'umore della gente a sua volta eccitato da ideologie rancorose. In questa situazione complessa l'impegno di tutte le istituzioni deve essere volto ad applicare e rispettare realmente le regole di civile convivenza che fanno parte, queste sì, del nostro patrimonio nazionale ed europeo”.

“Ciò che accade a Ventimiglia così come in altri luoghi di frontiera non può essere affrontato o compreso se non allargando lo sguardo. Le attuali politiche di esternalizzazione, il contrasto ai cosiddetti movimenti secondari, l'assenza di adeguate condizioni di accoglienza costringono le persone ad affrontare situazioni lesive dei loro diritti e a mettere a rischio la loro vita. – conclude Anna Brambilla di Asgi. Il clima politico attuale non fa che alimentare preoccupanti fenomeni di intolleranza e razzismo che contribuiscono a rendere ancora più drammatica la condizione di migliaia di persone costrette, nelle zone di frontiera così come in altri luoghi, a vivere in condizioni di abbandono materiale analoghe a quelle che in altri casi la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha considerato costituire un trattamento inumano e degradante”. 

La risposta di Oxfam, Diaconia Valdese, Asgi a Ventimiglia

Oxfam, Diaconia Valdese a Asgi attraverso l’unità mobile del progetto Open Europe, da settembre del 2017 hanno soccorso circa 750 migranti, arrivati a Ventimiglia, di cui il 20% di minori stranieri non accompagnati, attraverso la distribuzione di kit di prima necessità ai tanti costretti a vivere all’aperto lungo il greto del fiume Roja, identificando i casi di abuso soprattutto verso i soggetti più vulnerabili. Fornendo, là dove necessario, assistenza legale per presentare ricorso verso il decreto di respingimento a supporto di un’eventuale richiesta di protezione internazionale. E dando informazioni sui servizi presenti sul territorio e i rischi connessi all’attraversamento della frontiera italo-francese.

Leggi il Report Se questa è Europa
Fonte AGI.it

E-BOOK GRATIS

SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

"I minori migranti a Ventimiglia subiscono brutalità da parte della polizia francese"

Minori non accompagnati anche di 12 anni continuano a essere vittime di abusi, detenzioni e respingimenti illegali verso l’Italia, da part...
In controtendenza rispetto all'Europa (dove sono calate del 50 per cento) in Italia nel 2017 le richieste d'asilo da parte dei minori migranti arrivati da soli sono state quasi 10.000 con un aumento del 65 per cento. Sempre più minorenni sbarcano in Italia da soli, il 15 per cento di quanti riescono ad arrivare dall'altra sponda dell'Africa. Sono stati 2.171 nei primi cinque mesi dell'anno, in aumento rispetto all'anno scorso. E in tutta Italia, ospitati nel circuito dell'accoglienza loro riservata, l'ultimo censimento ne conta 18.300, la metà dei quali in Sicilia.

L'ultima edizione dell'Atlante dei minori stranieri non accompagnati redatta da Save the children fotografa una realtà in movimento con molte criticità. Basti pensare che sono 1200 i bambini sotto i 14 anni arrivati da soli e solo il 3 per cento è stato dato in affido dai tribunali dei minori, gli altri sono in comunità. In situazioni spesso non adatte ad occuparsi di ragazzini con un vissuto di violenze e torture e di grande solitudine.


"Da tempo - dice Valerio Neri, direttore generale di Save the children - denunciamo le condizioni di vulnerabilità di questi bambini e adolescenti raccogliendo nei porti di sbarco le loro terribili testimonianze sulle violenze compiute dai trafficanti lungo tutto il percorso e la permanenza in Libia. I bambini non possono essere ostaggio delle dispute politiche e il soccorso umanitario deve essere una priorità, insieme all'apertura di canali legali verso l'Europa e agli interventi di sviluppo nei paesi d'origine e di transito dei migranti".

L'83 per cento dei minori migranti ha tra i 16 e i 17 anni ma cresce la percentuale dei più piccoli: il 6, 8 per cento ha meno di 14 e ce ne sono persino 116 che hanno meno di sei anni. Un focus particolare viene riservato alle ragazze minorenni ospitate nel circuito dell'accoglienza, sono 1247, quasi tutte provenienti da Nigeria ed Eritrea, e per lo più vittime di tratta, comprese le 191 under 14. Ci sono poi le migliaia di "irreperibili", quelli che arrivano e scappano dai centri o vengono recuperati dai terminali italiani delle organizzazioni di trafficanti per essere sfruttati nei campi o nei cantieri o avviati alla prostituzione. Al 31 dicembre 2017 gli irreperibili erano 5.828, moltissimi se si considera in percentuale il netto calo degli arrivi via mare.

Ed ecco la mappa della distribuzione in Italia dei minori migranti: 8.000, pari al 43,6 per cento del totale, è ospitato in Sicilia, seguono la Calabria con 1443 e, via via, Lombardia, Lazio, Emilia Romagna. Nove su dieci stanno in comunità, solo uno affidato in famiglia. Gambia, Egitto, Guinea, Albania ed Eritrea i paesi di provenienza più rappresentati.

Un flop la procedura di relocation in Europa prevista dagli accordi internazionali. L'Italia ne è riuscita a ricollocare solo 222, una goccia nel mare degli oltre 40.000 minori soli giunti negli ultimi due anni in Italia. Incoraggianti i numeri sul cammino dell'integrazione. Secondo l'ultimo rapporto Sprar la stragrande maggioranza ha frequentato corsi di italiano mentre più difficile è l'accesso al sistema dell'istruzione pubblica. Quando compiono 18 anni, questi ragazzi perdono la particolare tutela prevista dalla legislazione italiana e spesso si vedono costretti ad interrompere il loro percorso di integrazione.

Atlante 2018 di Save the children

In controtendenza rispetto all'Europa (dove sono calate del 50 per cento) in Italia nel 2017 le richieste d'asilo da parte dei mi...
Si chiama “Share the journey” ed è la campagna di Caritas Hellas iniziata a settembre per avvicinare migranti, rifugiati e comunità locali e creare opportunità di convivenza. I piccoli accolti nel centro di Plateia Vathis hanno dipinto i loro ricordi, dal viaggio alla situazione attuale

I bisogni primari, i contatti con il Paese di origine, l’importanza di un sorriso e degli abbracci con le persone che incontrano ogni giorno nella loro vita. Sono alcuni dei messaggi che i bambini accolti nel centro sociale di Plateia Vathis gestito da Caritas Hellas ad Atene hanno messo su carta con matite colorate e pastelli. 

L’iniziativa è una di quelle organizzate in Grecia da Caritas Hellas nell’ambito della campagna di Caritas Internationalis “Share the journey” (condividi il viaggio), lanciata lo scorso settembre. Obiettivo della campagna è creare occasioni di incontro tra migranti, rifugiati e le comunità locali in cui sono accolti per costruire insieme una cultura della convivenza.

Con l’aiuto degli interpreti e sotto la guida degli insegnanti di Caritas Hellas, è stato chiesto ai bambini di disegnare i loro ricordi, a partire dal viaggio che hanno fatto fino alla nuova realtà in cui si trovano a vivere. 
Oltre al centro sociale di Plateia Vathis sono diversi i centri di accoglienza coinvolti nella campagna di Caritas ad Atene, Salonicco, Epanomi, Lesbo e in altre città.
 Rifugiati e migranti hanno cucinato insieme ai residenti dei quartieri e hanno condiviso la loro esperienza (il viaggio per fuggire da zone di guerra e l’arrivo in Grecia), i loro sogni per una vita migliore e la quotidianità con i loro nuovi vicini. (lp)

Grecia, i bambini migranti disegnano i ricordi del viaggio

Si chiama “Share the journey” ed è la campagna di Caritas Hellas iniziata a settembre per avvicinare migranti, rifugiati e comunità locali...
La popolazione immigrata in Italia è da anni stazionaria. Con la crisi sono diminuiti gli ingressi per lavoro, così come i ricongiungimenti e le nascite. Ed è presto per vedere gli effetti della ripresa economica. Nel 2018 la situazione non cambierà.

Immigrazione ferma

Il 2018, per quanto è possibile prevedere, non vedrà un aumento dei flussi migratori verso l’Italia.

In realtà, contrariamente a ciò che comunemente si pensa, il volume della popolazione immigrata in Italia è da anni stazionario. Poco sopra i 5 milioni di persone, compresi gli 1,2 milioni di cittadini rumeni e altri immigrati dall’interno dell’UE.

La lunga crisi economica ne è la spiegazione principale. Nel passato, governi di ogni colore hanno promulgato sette sanatorie in 25 anni, più altri provvedimenti minori o nascosti per gli immigrati non autorizzati (dunque nei casi più recenti, non cittadini dell’UE con diritti di libera circolazione). Le sanatorie italiane erano concessioni ai datori di lavoro, imprenditoriali e familiari, autorizzati a formalizzare l’impiego di immigrati che erano già arrivati (perlopiù con visti turistici, se necessari) ed erano stati assunti informalmente. In altre parole, il mercato per parecchi anni ha stravolto le prudenti previsioni delle quote d’ingresso stabilite dallo stato e alla fine l’ha indotto a riconoscere (saggiamente) il fatto compiuto. Dopo gli ingressi per lavoro sono avvenuti i ricongiungimenti familiari, sono arrivati i figli e altri sono nati in Italia. Oggi l’immigrazione insediata in Italia è prevalentemente europea, femminile, proveniente da paesi di tradizione culturale cristiana.

Negli ultimi anni, causa crisi, si sono però quasi arrestati i ricongiungimenti e anche le nascite da genitori immigrati sono diminuite. Il contributo demografico degli immigrati c’è, ma attualmente ristagna e non risolverà il problema delle culle vuote del nostro paese. Nel 2016 sono nati 69 mila bambini da genitori immigrati, il 14,7 per cento del totale. Da anni il numero cala: nel 2012 le nascite erano state quasi 80 mila.

Dunque il mercato ha smesso di trainare la crescita della popolazione immigrata. Solo se la ripresa in corso produrrà un sostanzioso aumento della domanda di lavori a bassa qualificazione, l’immigrazione per lavoro ripartirà. Probabilmente, il primo ambito a risentirne positivamente sarà quello domestico: una crescita dell’occupazione delle donne italiane di classe media produrrà una nuova domanda di aiuto per i compiti familiari. Come regola generale, c’è correlazione tra aumento dell’occupazione dei nazionali e ingresso di nuovi immigrati: l’immigrazione è un sismografo piuttosto accurato dello stato di salute di un’economia. Ma nel 2018 sarà ancora presto per vedere effetti di attrazione di nuovi arrivi di lavoratori, tenendo conto che tra gli immigrati già insediati i tassi di disoccupazione rimangono alti.

Accesso alla cittadinanza e richieste di asilo

Nello stesso periodo, sono venute a maturazione le condizioni per l’accesso alla cittadinanza di parecchi immigrati arrivati negli anni della vera crescita della popolazione immigrata, quando gli ingressi raggiungevano cifre di 400 mila all’anno. Sono diventati italiani 178 mila immigrati nel 2015, 200 mila circa nel 2016. Complessivamente, all’incirca un milione di italiani sono arrivati dall’estero o sono figli di immigrati. Le naturalizzazioni diminuiscono il numero degli immigrati sotto il profilo statistico e, a volte, servono agli interessati per trasferirsi in altri paesi dell’UE. In futuro dovremo in ogni caso abituarci a distinguere, per quanto possibile, tra “immigrati” e “persone di origine immigrata”: il secondo gruppo può aumentare anche se il primo ristagna.

Quanto ai richiedenti asilo che hanno occupato la scena mediatica negli ultimi anni, i numeri effettivi non sono mai stati drammatici. A fine 2016, 250 mila tra richiedenti asilo e rifugiati riconosciuti (dati Unhcr, 2017). Fino a due anni fa, solo una frazione degli sbarcati chiedeva asilo in Italia. Nel 2014, su 170 mila sbarcati meno di 70 mila avevano richiesto protezione internazionale al nostro governo. Poi l’UE ci ha imposto gli hotspots, i nostri vicini hanno inasprito i controlli alle frontiere e le domande di asilo sono cresciute, raggiungendo nel 2016 la cifra di 123.482. La quota rispetto agli sbarchi è passata dal 37 per cento del 2014 al 56 per cento del 2015 e al 68 per cento nel 2016.

Gli accordi con il Niger e, soprattutto, con governo e tribù libiche, insieme alla campagna di discredito nei confronti delle organizzazioni non governative impegnate nei salvataggi in mare hanno drasticamente ridotto gli arrivi. Nel 2017 sono sbarcate 119 mila persone, contro le 180 mila del 2016. Da luglio in poi il calo è stato rapidissimo. Una buona notizia per gran parte dell’opinione pubblica, una pessima notizia per chi cerca asilo e per chi considera una priorità la tutela dei diritti umani. Se anche il quadro dovesse evolvere nel corso dell’anno, i migranti dovessero trovare nuove rotte, le istituzioni internazionali riuscissero a scardinare gli accordi con i libici o finissero i soldi per foraggiare autorità e forze locali, qualche aumento degli sbarchi non modificherà le cifre complessive dell’immigrazione.

Autore Maurizio Ambrosini
Fonte: www.lavoce.info



E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

Flussi migratori: 2018 stabile

La popolazione immigrata in Italia è da anni stazionaria. Con la crisi sono diminuiti gli ingressi per lavoro, così come i ricongiungiment...

Quest'oggi presso la Sede dell'Anci è stato presentato il nuovo Rapporto sulla Protezione internazionale in Italia 2017.

Realizzato, per il quarto anno consecutivo, da Anci, Cittalia – Sprar, Caritas Italiana e Fondazione migrantes, in collaborazione l’Unhcr, lo studio offre spunti e dati per raccontare un fenomeno, quello delle migrazioni forzate, in costante evoluzione.

Nel mondo ogni minuto 20 persone sono costrette a fuggire. Alla fine del 2016 erano 65,6 milioni i Migranti forzati, con un aumento di 300.000 casi rispetto all'anno precedente. Oltre 40 milioni sono gli sfollati interni e 22,5 milioni i rifugiati. La metà e' rappresentata da bambini. Il 55% dei rifugiati di tutto il mondo proviene da tre Paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan. Con quasi 3 milioni di rifugiati la Turchia e' il Paese che ne ospita di piu'. I Paesi che hanno ricevuto il maggior numero di richieste d'asilo nel mondo nel corso dell'anno 2016 sono la Germania e gli Stati Uniti.

A livello di Unione europea le richieste di protezione internazionale sottolineano invece un trend negativo gia' a partire dal 2016 con 1.259.955 domande (-4,8% rispetto all'anno precedente). Ci si attende un'ulteriore flessione a fine 2017, dovuta tra l'altro alla significativa diminuzione dei flussi dalla Libia a seguito dell'accordo siglato con l'Italia. I primi 6 mesi del 2017 confermano questa previsione con il 43,3% di domande in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La Germania rimane il primo Paese per numero di richieste con oltre 745 mila casi, seguita a grande distanza dall'Italia con circa 123 mila casi, dalla Francia con 84 mila e dalla Grecia con 51 mila. Questi 4 Paesi insieme totalizzano il 79,6% delle richieste di protezione internazionale presentate nell'Unione europea nel 2016.
La Germania è al primo posto anche per incidenza di richieste di asilo sulla popolazione residente mentre l'Italia è al decimo posto, rispettivamente con 9 e 2 domande ogni mille abitanti.
Quasi tutti i Paesi dell'Europa centro-orientale, a conferma delle politiche nazionali di chiusura, hanno visto diminuire sensibilmente le richieste con punte del -83,4% in Ungheria. Nel 2016 la Siria (342 mila), l'Afghanistan (190 mila) e l'Iraq (131 mila) sono risultate le prime tre nazionalita' per numero di richieste in Europa, seguite da Pakistan, Iran ed Eritrea.
Evidentemente l'accordo con la Turchia ha sortito i suoi effetti se si considera che in un anno l'arrivo di siriani e' diminuito dell'11% circa.
I dati relativi al 2017 confermano un ulteriore, sensibile, diminuzione. Anche con l'Afghanistan e' stato firmato un accordo da parte dell'Ue per contenere i flussi irregolari e facilitare i rimpatri.

La crisi migratoria del 2015 ha visto crescere sensibilmente i cosiddetti casi Dublino che nel 2016 hanno superato le 141 mila richieste di cui il 45,8% hanno riguardato l'Italia, principale porta di ingresso in Europa, seguita dalla Germania e dalla Bulgaria. La maggioranza dei casi Dublino riguarda la ripresa in carico (richiedente la cui domanda e' in corso d'esame e che ha presentato domanda in un altro paese) che arriva al 95,5% dei casi in Bulgaria. Gli oltre 4 mila trasferimenti fatti in Italia provengono soprattutto da Svizzera, Germania e Austria. Il programma di ricollocazione, previsto dall'Agenda europea, il cui obiettivo era quello di alleggerire la pressione dei flussi sui due principali Paesi di ingresso, Italia e Grecia, si e' dimostrato fallimentare.

In Italia si regista un 44% in più delle domande di protezione nel 2017.
77.449 richieste nei primi 6 mesi dell'anno. 
Le richieste arrivano per lo piu' da nigeriani (15.916) e bengalesi (7.413) e gia' nel 2016, con 123 mila domande, si era registrato un aumento del 47% sul 2015.

Il profilo del richiedente è: africano (70% dei casi), di genere maschile (85%), tra i 18 e i 34 anni (80,2%).
I primi cinque Paesi di origine sono, nell'ordine, Nigeria (27.289), Pakistan (13.510), Gambia (9.040), Senegal (7.723) e Costa d'Avorio (7.419).
Nel primo semestre del 2017 le domande complessivamente esaminate ammontano a 41.379; circa 4,3 su 10 hanno avuto esito positivo (status di rifugiato: 9%; protezione sussidiaria: 9,8%; permesso per motivi umanitari: 24,5%). Per il 51,7% l'esame si è concluso con un diniego.

Calano gli sbarchi in Italia e continuano ad aumentare le richieste di protezione. Al 30 ottobre 2017 il calo degli sbarchi in Italia e' del 30% rispetto allo stesso periodo del 2016. I comuni italiani coinvolti nell' accoglienza dei richiedenti asilo sono 3.231 il 40% del totale.  Le regioni più accoglienti sono la Lombardia e la Campania in termini assoluti ma è "in Toscana ed Emilia Romagna che si è quasi pienamente realizzato il principio dell' accoglienza diffusa" con l'83% dei Comuni della Toscana che accoglie richiedenti asilo e il 78,1% in Emilia Romagna.

Un capitolo a parte merita il tema dei minori: al 25 ottobre 2017 sono sbarcati sulle nostre coste 14.579 minori (in tutto il 2016 erano stati 25.846). Il 93,2% sono minori soli. La maggior parte di essi proviene da Guinea, Costa d'Avorio, Bangladesh. Al 30 settembre 2017 sono 18.491 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, accolti in 2.039 strutture. Rimangono ancora criticita' legate soprattutto all'eccessiva durata della permanenza nei centri di prima accoglienza e all'esiguo numero di strutture dedicate e di posti nello Sprar, nonche' alle difficolta' dei Comuni di attivare una presa in carico economicamente sostenibile.

Minori Non Accompagnati

Nel primo semestre del 2017 sono sbarcati sulle nostre coste 14.579 minori (circa il 4% in piu' dello stesso periodo dell'anno precedente). Il 93,2% sono minori soli. La maggior parte di essi proviene da Nigeria, Guinea, Gambia, Costa d'Avorio, Bangladesh. Nello stesso periodo di riferimento, le domande di protezione internazionale presentate da MSNA sono state 4.500, per il 93% da minori di sesso maschile, quasi interamente (99%) ricompresi nella fascia di eta' 14-17 anni.
Fra i MSNA richiedenti protezione internazionale prevalgono i gambiani, i nigeriani, seguiti dai bengalesi. Quanto all'esito delle domande presentate, la maggior parte si e' tradotta in una proposta di protezione umanitaria (69,1%), il 4,9% nel riconoscimento dello status di rifugiato e il 3,8% nella protezione sussidiaria. I dinieghi rappresentano il 20,4%.
I dati evidenziano altresi' che alle poche femmine viene riconosciuto in misura nettamente maggiore lo status di rifugiato, mentre i dinieghi sono quasi esclusivamente per i maschi.
Inoltre la protezione umanitaria viene piu' frequentemente riconosciuta ai minori della fascia 14-17 anni; cosi' come ai minori di 13 anni lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria.
I minori diniegati provengono per lo piu' dal Bangladesh o dalla Costa d'Avorio; mentre quelli che ottengono piu' frequentemente lo status di rifugiato sono i minori provenienti dalla Nigeria, la protezione sussidiaria i maliani e la protezione umanitaria i gambiani.
In tema di minori stranieri non accompagnati (MSNA) il 2017 e' stato l'anno di approvazione della legge 47/17. Questa legge e' intervenuta in materia di accertamento dell'eta' del minore, stabilendo una procedura in cui viene assegnata centralità sia agli esiti del colloquio che il minore terrà con personale specializzato, all'arrivo nella struttura di accoglienza, sia alla valutazione multidisciplinare che dovra' essere svolta in caso di persistenza di dubbi.
Viene inoltre stabilita la competenza dell'adozione degli atti relativi ai MSNA al Tribunale per i minorenni; e si prevede l'istituzione, presso lo stesso Tribunale, di un elenco di "tutori volontari" dei minori. Il sistema di prima accoglienza dedicato esclusivamente ai minori viene integrato con quello dello SPRAR, indipendentemente dalla richiesta di protezione internazionale, per cui dopo la prima accoglienza in strutture governative a loro espressamente destinate (la cui durata viene ridotta da 60 a 30 giorni), i minori dovranno essere inseriti nel sistema di protezione per richiedenti asilo, tendendo conto delle esigenze e delle caratteristiche del minore (emerse durante il colloquio), in relazione alla tipologia dei servizi offerti dalla struttura e dal progetto SPRAR.
In caso di indisponibilita' di strutture di prima accoglienza o di posti nello SPRAR e' previsto che l'assistenza e l'accoglienza del minore siano temporaneamente assicurate dalla pubblica autorita' del Comune in cui il minore si trova, accedendo ai contributi messi a disposizione dal ministero dell'Interno a valere sul Fondo nazionale per l'accoglienza dei MSNA.
I dati della Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche dell'integrazione del ministero del Lavoro al 30 aprile 2017 riportavano 15.939 MSNA complessivamente presenti in Italia, di cui il 26,1% accolti in centri di prima accoglienza e il 65,8% in strutture di seconda accoglienza, per un totale di 1.917 strutture complessivamente censite.
Nell'accoglienza rimangono ancora criticita' legate soprattutto all'eccessiva durata della permanenza nei centri di prima accoglienza e all'esiguo numero sia di strutture dedicate alla prima accoglienza che di posti nello SPRAR, nonche' alle difficolta' dei Comuni di attivare una presa in carico economicamente sostenibile. L' accoglienza è sempre più straordinaria. + 258% presenze nei Cas, oltre 158 mila nei Cas, mentre 31 mila negli Sprar.

Scarica il Rapporto

Scarica le Slides

E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

Rapporto sulla Protezione internazionale in Italia 2017

Quest'oggi presso la Sede dell'Anci è stato presentato il nuovo Rapporto sulla Protezione internazionale in Italia 2...
Mentre la crisi dei rifugiati entra nel suo quarto anno, i dati demografici degli uomini, donne e bambini che arrivano sulle coste europee stanno subendo un cambiamento senza precedenti.
I siriani finora hanno rappresentato il più imponente gruppo di migranti giunto in Europa affrontando il pericoloso viaggio attraverso il Mar Mediterraneo, seguiti da afghani, iracheni, eritrei e africani subsahariani.
Mentre gli smuggler in Libia continuano a espandere il loro commercio umano, i loro omologhi Asiatici ne vedono un’occasione.
Nei primi tre mesi dello scorso anno solo un cittadino Bangla è arrivato in Italia via mare. Il numero per il 2017 sembra essere superiore a 2.800, facendo del Bangladesh il principale paese di origine dei migranti attualmente in arrivo sulle rive europee.
Coloro che sono stati salvati nel Mar Mediterraneo hanno riferito agli operatori di salvataggio che hanno pagato più di 10.000 dollari ciascuno per essere trasportati da Dhaka a Dubai o in Turchia e poi in Libia, dove la violenza e il caos stanno alimentando potenti reti di contrabbando.
L'Organizzazione Internazionale per la Migrazione (OIM) ha affermato che il nuovo itinerario ha cambiato drasticamente la demografia dei richiedenti asilo che arrivano in Italia, finora arrivati in gran parte dall'Africa sub-sahariana.
"La cosa che sta cambiando veramente è la principale nazionalità dei migranti, di cui la maggior parte è proveniente dal Bangladesh", ha dichiarato a The Independent Flavio Di Giacomo dell'OIM.
"Alla fine di marzo dello scorso anno solo un abitante del Bangladesh è arrivato in Italia (via mare, ndr) - mentre quest'anno il numero è più di 2.831 nello stesso periodo".
Alcuni migranti portati a terra in Sicilia e in Puglia hanno detto che il loro viaggio in Libia è stato organizzato da un'agenzia che ha fornito loro un visto lavorativo per circa 3.000 o 4.000 dollari.
"Dal Bangladesh sono stati trasferiti verso Dubai o in Turchia, e in seguito hanno raggiunto la Libia in aereo", ha detto il portavoce dell'OIM. "All'aeroporto, un “datore di lavoro” li ha incontrati e hanno preso i loro documenti."
La pratica è comune nel lavoro forzato sia nel Golfo sia nella Libia, dove gli smuggler spesso trattengono i migranti prima di estorcere ai loro cari ulteriore denaro, o sfruttarli nel lavoro forzato o nella prostituzione.
Alcuni migranti del Bangladesh che attraversano il Mediterraneo hanno vissuto in questo paese anche fino a quattro anni, mentre altri sono rimasti pochi mesi per imbarcarsi verso l’Europa.
Secondo le informazioni raccolte dall'OIM, i migranti del Bangladesh versano fino a 10.000 dollari per raggiungere la Libia, poi altri 700 dollari per imbarcarsi.
L'attraversamento dall'Africa settentrionale all'Italia è oggi il passaggio più mortale al mondo, con un record di quasi 1.100 persone che annegano, soffocano o muoiono d’ipotermia sulle imbarcazioni sovraffollate.

Hanan Salah, ricercatrice sui diritti umani in Libia presso Human Rights Watch (HRW), ha dichiarato che il paese africano (Libia, ndr) era la destinazione per molti migranti provenienti dal Bangladesh in cerca di lavoro; questo prima che la guerra civile scoppiasse nel 2011.
"Quanto alla situazione attuale, per quello che so, non esistono voli diretti da Dubai a Tripoli o in qualsiasi altro luogo in Libia", ha detto a The Independent. "La maggior parte degli stranieri che volano sarebbe entrata nell'aeroporto di Mitiga a Tripoli dopo essere transitati per Tunisi."

“Abbiamo segnalato che in alcuni casi i documenti di cittadini stranieri sono trattenuti per estorcergli altro danaro”.

Il caos seguito alla rimozione del dittatore Muammar Gheddafi ha visto il proliferare d’innumerevoli fazioni armate, tra cui Isis, sanguinose battaglie per il territorio e diffusa illegalità. Il terreno ideale che permette ai contrabbandieri di lavorare in modo incontrollato lungo la costa.

Essi coordinano le bande nell'entroterra al fine del trattenimento dei migranti negli squallidi centri di detenzione, dove Salah ha incontrato i migranti del Bangladesh, imprigionati, mentre altri continuano a lavorare nei ristoranti, nei servizi e nelle costruzioni.

Nicholas McGeehan, ricercatore sui diritti umani nel Golfo persico per HRW, ha dichiarato che la tratta da Dhaka a Dubai è gestita da "agenti senza scrupoli".

"Quello che gli agenti vendono è il sogno dell’emancipazione dalla miseria e dalla povertà", ha aggiunto.
"Sono generalmente i giovani che vanno, per propria volontà o per mantenere la famiglia”.
"Hanno inseguito un sogno e il sogno troppo spesso diventa amaro, sia negli Stati del Golfo sia in questo, che suona anche peggio".
Mr McGeehan ha detto che “l'ignoranza e l'inganno” combinato per convincere i migranti che più che pagano, il più sicuro saranno - attirandoli in debiti che li rendono sempre più vulnerabili allo sfruttamento.
Il sig. McGeehan ha detto che il combinato tra "ignoranza e inganno" convincono i migranti a pagare sempre di più, convinti che il viaggio sarà più sicuro, accumulando così molti più debiti, rendendoli così sempre più vulnerabili allo sfruttamento.

"Gli Stati del Sud asiatico favoriscono le migrazioni, come l’affidarsi ai trafficanti, così che ritornino nei paesi di origine sempre più rimesse", ha aggiunto.
"La scala della corruzione dei funzionari coinvolti nel reclutamento è enorme - è molto diffusa".

I migranti del Bangladesh sono spesso impiegati in lavori semi-qualificati o non qualificati in Africa settentrionale o nel Golfo, e ricevono un pessimo salario e trattamento rispetto ai migranti provenienti da paesi più ricchi.
Il dottor Gareth Price, un ricercatore del programma Asia di Chatham House, ha affermato che anche se la povertà rimane il principale fattore di stimolo, i perseguitati musulmani Rohingya sono scappati anche dal Bangladesh.

I membri dell’opposizione Jamaat-e-Islami, partito islamista del paese sono stati impiccati per crimini di guerra e sostengono di essere perseguitati, con diversi membri fuggiti per richiedere asilo all'estero.

"L'Europa è una delle destinazioni privilegiate", ha aggiunto il dottor Price. "Se qualcuno scopre una rotta, poi la catena di persone, vittime di traffico o che spontaneamente vogliono entrare in Europa per lavoro, crea lì il proprio mercato.”
Ha affermato che i migranti che ricorrono agli smuggler non hanno i requisiti per un visto di lavoro legale in Europa, i cui conti bancari sono controllati al fine di valutare la presenza di un minimo di fondi come condizione d’ingresso.
"Potrebbero lavorare per molto poco", ha aggiunto. "C'è molta gente che preferisce rischiare".
Il controverso accordo tra l'UE e la Turchia, l'anno scorso ha ridotto il flusso alle frontiere relativamente più brevi e più sicure sul mare Egeo, lasciando la Libia come principale punto di partenza per le imbarcazioni dei rifugiati.
L'Italia ha firmato un accordo con il fragile Governo del National Accord (GNA) a Tripoli nel mese di febbraio che prevede anche formazione, attrezzature e soldi per combattere gli smuggler. Accordo inizialmente approvato dagli Stati dell'UE in occasione dell’ultimo vertice di Malta.
Ma le principali ONG e l’ONU hanno criticato la presenza di campi di detenzione in Libia, denunciando che i rifugiati subiscono detenzione arbitraria, stupri e torture, e che trattenerli in una zona di guerra potrebbe violare il diritto internazionale.
La terribile situazione ha finora esasperato le prospettive di replicare il controverso accordo tra UE e Turchia, mentre i colloqui tra la GNA e altra fazione, sostenuta dalla Russia, sono terminati senza un accordo.
Facendo la sua prima visita in Libia, Boris Johnson ha invitato i leader guerrieri a "riunire ed elaborare un piano per il bene comune del popolo libico".
"La creazione di una governance efficace è la chiave per sconfiggere il terrorismo in Libia e contrastare la migrazione clandestina", ha detto il segretario degli affari esteri.

Senza possibili soluzioni in prospettiva, la carneficina nel Mediterraneo continuerà. Una nave di salvataggio ha recuperato il corpo di un uomo. Alcuni amici hanno detto che gli è stato sparato dai trafficanti per non avergli regalato il suo berretto da baseball, mentre un'altra nave ha trasportato sei corpi in precedenza affogati.

Traduzione a cura di Francesca Del Giudice e Leonardo Cavaliere
Autore Lizzie Dearden
 Articolo originale  www.independent.co.uk
Foto Reuters


E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

Il Bangladesh rappresenta il principale paese di partenza da cui provengono i rifugiati che viaggiano sui barconi.

Mentre la crisi dei rifugiati entra nel suo quarto anno, i dati demografici degli uomini, donne e bambini che arrivano sulle coste europ...
Il decreto Orlando-Minniti, sul quale è stata posta la fiducia, è stato approvato con 240 voti a favore, 176 contrari e 12 astenuti. Questa legge rappresenta un pericoloso passo indietro per i diritti in Italia. La norma che contiene “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale” aiuta i predicatori d'odio, gli xenofobi e razzisti i quali vedono legittimate le loro ragioni. Il governo Gentiloni con l’approvazione di questa legge ha commesso un pericoloso errore politico, creando  un disastro sotto tutti i punti di vista. Infatti, la condizione dei richiedenti asilo e rifugiati peggiorerà  inevitabilmente, aumenteranno i tempi d'attesa e di conseguenza la spesa pubblica, il sistema giudiziario verrà ulteriormente sovraccaricato, si creeranno ulteriore attriti nei territori e tensioni nel sistema d'accoglienza.
Il decreto che porta il nome del ministro dell’interno Marco Minniti e del ministro della giustizia Andrea Orlando cosa prevede?

Ecco le principali novità 
(Per la sintesi delle modifiche al sistema di accoglienza e protezione mi avvalgo della spiegazione pubblicata da AGI che riporto integralmente)

-          26 SEZIONI SPECIALIZZATE - Vengono istituite 26 sezioni specializzate (tante quante le sedi di Corte d'appello) "in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea". Le sezioni sono competenti in materia di mancato riconoscimento del diritto di soggiorno sul territorio nazionale in favore di cittadini Ue; impugnazione del provvedimento di allontanamento nei confronti di cittadini Ue per motivi di pubblica sicurezza; riconoscimento della protezione internazionale; mancato rilascio, rinnovo o revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari; diniego del nulla osta al ricongiungimento familiare e del permesso di soggiorno per motivi familiari; accertamento dello stato di apolidia e accertamento dello stato di cittadinanza italiana.I giudici che compongono le sezioni specializzate sono scelti tra quelli "dotati di specifiche competenze" o che seguiranno corsi di formazione ad hoc.

-          SALTA UN GRADO DI GIUDIZIO - Il testo prevede misure per la semplificazione e l'efficienza delle procedure davanti alle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e, soprattutto, per la semplificazione e l'efficienza dei procedimenti giudiziari di riconoscimento dello status di persona internazionalmente protetta. Di fatto, viene disegnato un nuovo modello processuale basato sul cosiddetto "rito camerale" che delimita i casi nei quali si prevede l'udienza orale e riduce da 6 a 4 mesi il termine entro il quale è definito il procedimento "con decreto che rigetta il ricorso" o "riconosce lo status di rifugiato o di persona cui è accordata la protezione sussidiaria". Salta l'appello, contro il decreto si può ricorrere solo in Cassazione, entro 30 giorni.

-          COMMISSIONI TERRITORIALI POTENZIATE - Per mettere la Commissione nazionale per il diritto di asilo e le Commissioni territoriali in condizioni di far fronte al boom di domande, il ministero dell'Interno è autorizzato, per il biennio 2017-2018, a bandire concorsi e ad assumere fino a 250 unità di personale a tempo indeterminato, altamente qualificato, "per l'esercizio di funzioni di carattere specialistico".

-          TEMPI DI NOTIFICA DEGLI ATTI - Riformulate le disposizioni in materia di notifiche degli atti delle Commissioni territoriali: nei confronti degli "irreperibili" si perfezioneranno solo previo deposito, per 20 giorni, presso le questure. Più in generale, le disposizioni in tema, ritenute eccessivamente complesse, sono state semplificate. Previsto anche che il richiedente possa fare richiesta di non avvalersi della videoregistrazione del colloquio. 

-          BASTA CIE, NASCONO I CPR - Scompaiono i Cie. La denominazione "Centro di identificazione ed espulsione" è sostituita da quella di "Centro di permanenza per il rimpatrio". La rete delle nuove strutture dovrà essere ampliata, in modo da assicurarne la distribuzione "sull'intero territorio nazionale". I nuovi Cpr saranno allestiti nei siti e nelle aree esterne ai centri urbani "che risultino più facilmente raggiungibili", dovranno essere di capienza limitata (100-150 posti al massimo) e dovranno garantire "condizioni di trattenimento che assicurino l'assoluto rispetto della dignità della persona". Al Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale vengono riconosciuti "tutti i poteri di verifica e di accesso".

-          LAVORI SOCIALMENTE UTILI - I prefetti, d'intesa con i Comuni interessati, promuovono "ogni iniziativa utile all'implementazione dell'impiego di richiedenti protezione internazionale, su base volontaria, in attività di utilità sociale in favore delle collettività locali". Possibile la predisposizione di progetti ad hoc, anche in collaborazione con le organizzazioni del terzo settore, progetti "da finanziare con risorse europee destinate al settore dell'immigrazione e dell'asilo".

-          I 'PUNTI DI CRISI' - Lo straniero che arriva illegalmente in Italia viene condotto "per le esigenze di soccorso e di prima assistenza" presso appositi "punti di crisì": qui avvengono le operazioni di rilevamento foto dattiloscopico e segnaletico. Il "rifiuto reiterato" di sottoporsi al rilevamento configura "rischio di fuga" ai fini del trattenimento nei centri.

Leonardo Cavaliere

E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

ll decreto Minniti-Orlando in 7 punti

Il decreto Orlando-Minniti, sul quale è stata posta la fiducia, è stato approvato con 240 voti a favore, 176 contrari e 12 astenuti. Ques...
Il Report molto critico del Consiglio d'Europa afferma che il sistema attuale non è in grado di far fronte al gran numero di minori in fuga dalla guerra.
Il rapporto di condanna del Consiglio d’Europa ha dichiarato che il trattamento “terribile” che l’Europa riserva ai minori rifugiati, che nel continente costituiscono circa un terzo dei richiedenti asilo negli ultimi due anni, farà aumentare il pericolo della loro radicalizzazione e l’avvicinamento alla criminalità.
Avverte inoltre che un sistema che permette l’abuso sessuale e fisico dei minori nei centri di detenzione sovraffollati, dove vengono molto spesso separati dalle loro famiglie, condannerà l'Europa ad avere problemi in futuro.
Circa il 30% dei richiedenti asilo giunti in Europa negli ultimi due anni sono bambini, secondo un rapporto del rappresentante speciale del segretario generale in materia di migrazione e dei rifugiati del Consiglio d'Europa, Tomáš Boček.
Quasi il 70% di questi bambini è fuggito dai conflitti in Siria, Afghanistan e Iraq.
Il numero di minori non accompagnati che hanno presentato domanda di asilo nell'Unione Europea è di 96.465 nel 2015. I MSNA rappresentano quasi un quarto di tutti i richiedenti asilo.
Eppure Boček ha trovato un sistema che non è stato in grado di far fronte alla vastità dei numeri, e dove i bambini non erano stati neanche registrati correttamente.
Le autorità locali non stavano facendo abbastanza da evitare che i bambini fossero costretti alla schiavitù, sarebbero stati impropriamente trattati dalla polizia, o spinti in matrimoni combinati sul suolo europeo.
Boček ha detto al Guardian: “Quello che questi bambini stanno vivendo definirà chi diventeranno. E definirà, per certi aspetti, il nostro futuro comune”.
“Ho visto bambini sconvolti e arrabbiati. Ma anche apatici. Questi minori sono i più vulnerabili. Potrebbero anche radicalizzarsi”.
Nel suo rapporto, Boček dice che sono pochi gli sforzi per trasferire i minori rifugiati fuori dai centri di detenzione, comprese quelli effettuati dal governo britannico.
Theresa May ha dovuto affrontare diverse proteste il mese scorso quando il governo britannico si è tirato indietro dal suo impegno a fornire un rifugio sicuro a migliaia di minori vulnerabili rifugiati lasciati da soli in Europa, dopo aver concesso a solo 350 minori di raggiungere il Regno Unito.
Si sperava che almeno 3.000 bambini avrebbero tratto beneficio dalla politica di David Cameron nel maggio dello scorso anno dopo una protesta pubblica.
Boček dice nel suo rapporto che l’accoglienza sarebbe dovuta essere migliore sin dall’inizio, e ha aggiunto che “si sarebbe dovuto fare di più”.
Il rapporto, basato sulle visite ai centri di detenzione e nei campi in Grecia, in Macedonia, Repubbliche ex Jugoslave, Turchia, Francia e Italia, mette in guardia: “I migranti e i rifugiati sono esposti alla violenza, non solo per mano di trafficanti, ma anche a causa delle azioni dei singoli stati o non azioni”.  
Per esempio, il rappresentante speciale era costernato di avere saputo, durante una delle sue missioni, che alcuni bambini trovati a elemosinare sono stati arrestati e detenuti.
“Questa non è una risposta adeguata: piuttosto, le misure di protezione dei minori dovrebbero essere messe in atto.  Ci sono state anche accuse di molestie sessuali e abusi sui minori in alcuni campi che il rappresentante speciale ha visitato, in cui si faceva un uso sproporzionato della forza di polizia“.
Il rapporto aggiunge: “Gli agenti di polizia dovrebbero assicurarsi che le loro azioni non siano deleterie per i bambini.”  Inoltre, gli stati dovrebbero lavorare per prevenire il lavoro minorile, come ad esempio lo sfruttamento dei bambini siriani nel settore tessile e nell'agricoltura.
“Gli stati hanno anche bisogno di sviluppare risposte adeguate a pratiche nocive e strategie di sopravvivenza, come i matrimoni precoci e forzati, che sembrano essere un fenomeno in aumento.”
Il rapporto dice che mentre la detenzione non è mai nell’interesse dei minori, i migranti e i minori rifugiati sono “detenuti e in molti casi separati dai genitori che si trovano nei centri di detenzione per immigrati”.
Aggiunge che il compito di affrontare la situazione dei rifugiati e migranti minori appena arrivati in Europa richiederà sforzi specifici per “molti anni a venire”.

Nel breve termine, Boček afferma che i minori potranno essere aiutati semplicemente alzando gli standard di base. Scrive: “Per quanto riguarda le condizioni di vita nei campi, adottare alcune misure pratiche, come separare i servizi igienici per genere, una migliore illuminazione e spazi a misura di bambino, non solo farebbe una grande differenza per il benessere di questi ragazzi, ma potrebbe anche eliminare i rischi di abusi sessuali.”

Autore: Daniel Boffey 
Traduzione a cura di: Francesca Del Giudice e Leonardo Cavaliere
Foto: Mary Turner/Getty Images

Il trattamento dei minori rifugiati in Europa

Il Report  molto critico del Consiglio d'Europa afferma che il sistema attuale non è in grado di far fronte al gran numero di minori ...
Mbaye (nome di fantasia) ha 16 anni quando arriva in Italia dal Senegal. La sua è una storia come quella di tanti come lui, minori stranieri non accompagnati, in cammino da mesi con mezzi di fortuna attraverso il suo continente, passando dalla Libia. Dove, anche se questo non è mai riuscito a raccontarlo, con tutta probabilità ha vissuto esperienze che lo hanno segnato ancor più del distacco, della fatica e della paura del viaggio.

Dalla Sicilia viene mandato qui, in Puglia, in un piccolo centro a metà strada tra Bari e Foggia, in una comunità educativa dove, come succede nella nostra regione, per una scelta fondata sul principio di non discriminazione, sono accolti ragazzi fuori famiglia, italiani e non. Presto Mbaye, sempre silenzioso e cupo, manifesta il suo malessere con grande aggressività, verso gli altri compagni, verso se stesso, verso le cose. La situazione è tanto grave e tanto poco gestibile dagli operatori da spingerli a segnalare il disagio del ragazzo ai servizi territoriali e al tribunale per i minorenni, che aveva provveduto all’affidamento. Mbaye viene trasferito in un’altra comunità, questa volta nel capoluogo, e sempre sotto attento monitoraggio da parte del Tribunale e dei Servizi. Ma il cambiamento di contesto non è sufficiente a contenere i suoi comportamenti spesso violenti, e ancora una volta i giudici, togato e onorario si attivano prontamente, soprattutto perché è ormai evidente che il ragazzo manifesta un disagio psichico molto serio e la collocazione in una comunità educativa non consente una presa in carico adeguata. Parte, anche con il coinvolgimento tramite il mio Ufficio degli altri garanti regionali, una vera e propria ricognizione su tutto il territorio nazionale per individuare una di tipo sanitario-assistenziale in grado di accogliere minorenni stranieri, anche in accordo con il primo Comune titolare dell’accoglienza, e disponibile a sostenere l’onere dell’ulteriore collocamento anche fuori regione. Mbaye viene trasferito in un luogo più adatto a lui, dove si potranno riparare con strumenti si spera più efficaci i tanti traumi che ha portato con sé.

Non possiamo saperlo, e tante sono le domande che storie come questa spalancano. Una su tutte però: cosa sarebbe stato di Mbaye e della sua sofferenza se a occuparsi della sua protezione non ci fosse stata la rete solida e continua tra i magistrati del Tribunale per i minorenni, gli assistenti sociali del Comune, gli operatori delle comunità, il tutore?

Quale giudice di un tribunale civile avrebbe potuto contare sulle tante esperienze pregresse, sull’affiancamento di un giudice onorario (nel caso di Mbaye uno psicoterapeuta specialista in traumi da maltrattamento e violenza), sul dialogo costante con tutti gli altri interlocutori, assistenti sociali in primis, per valutare il percorso del ragazzo e assumere le decisioni più appropriate? Quale giudice di un tribunale civile avrebbe avuto non dico la sensibilità ma semplicemente il tempo di attivare la ricerca in tutta Italia di una struttura adatta ai suoi bisogni?

E quale giudice si farebbe parte attiva insieme alla Caritas della sua diocesi e alle associazioni di volontariato per promuovere esperienze di affido di minori stranieri soli, come sta facendo da due anni la Presidente del Tribunale per i Minorenni di Taranto, tanto consapevole della delicatezza della loro condizione da aver scelto di curare personalmente su questo tema la formazione dei nuovi tutori organizzata dall’Ufficio Garante?

Temo pochissimi, forse nessuno.



Un altro nodo cruciale poi è quello della nomina dei tutori, visto che le tutele sono in generale disposte dal Giudice tutelare, con tempi anche di qualche mese, mentre verifichiamo invece la maggiore tempestività delle nomine da parte del Tribunale per i Minorenni di Bari. Sotto questo profilo nemmeno la cd. Legge Zampa sembra superare il doppio canale della nomina, dal momento che individua il Tribunale per i Minorenni come destinatario degli elenchi di tutori formati dai garanti, mentre un’ordinanza (Corte di Cassazione, sezione VI civile, ordinanza 12 gennaio 2017, n. 685) della Corte di cassazione del gennaio di quest’anno ribadisce la competenza del giudice tutelare.

Ho scelto di condividere elementi di realtà per toccare un punto nevralgico: il ruolo che un tribunale specializzato e con competenze esclusive può svolgere nel garantire il pieno accesso ai diritti dei minorenni stranieri soli, ruolo peraltro richiamato anche dall’ANM, solo per citare uno degli ultimi autorevoli interventi in proposito, nel documento in cui esprime viva “contrarietà all’ipotesi di soppressione degli uffici minorili, che, secondo il disegno di legge n. 2284, verrebbero accorpati agli uffici ordinari”.

La direzione, lo diciamo forte e chiaro, dovrebbe essere opposta e andare verso l’attribuzione dell’intera materia che riguarda la protezione dei minori stranieri non accompagnati ai Tribunali per i minorenni, partendo proprio col superare ambiguità nelle competenze, in particolare rispetto all’apertura delle tutele, e, soprattutto, affidando alla specializzazione e esclusività dei giudici quell’universo di fragilità, e di risorse, che preferiamo appiattire dietro l’etichetta MSNA.


Rosy Paparella
Garante per i diritti dei Minori
Regione Puglia


E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati



Quale giudice per la protezione dei minori stranieri soli?

Mbaye (nome di fantasia) ha 16 anni quando arriva in Italia dal Senegal. La sua è una storia come quella di tanti come lui, minori stranie...
Presentato il piano immigrazione del Ministro Minniti che condanna i migranti a restare in Libia e subire violenze di ogni genere, più volte documentate.
Ilda Bocassini ha dichiarato di non avere mai visto «un orrore simile in 40 anni di carriera» in merito al caso di Osman Matammud, somalo ventiduenne trafficante di uomini con base a Bani Walid, Libia. Le testimonianze raccolte, da chi ha parlato con i richiedenti asilo giunti in Italia, riportano alle ferite più profonde della storia: botte, scariche elettriche, bastonate con mazze di ferro, violenze sessuali e omicidi sono all’ordine del giorno.
Invece chi riuscirà a raggiungere l'Italia, in attesa dell'esito della commissione ( come fosse una colpa essere richiedenti asilo), avrà il "privilegio" di poter lavorare da noi gratis, benvenuti ad una nuova forma di schiavismo che potremmo definire 2.0.
Leggendo il piano governativo mi sembra si sia perso del tutto un punto di vista, quello del rifugiato, che è una persona prima di tutto, a cui dovrebbe essere garantita, come a tutti noi, l’opportunità di scegliere. Chi è rifugiato, cerca rifugio scappando da condizioni di guerra, persecuzioni, miseria, in cerca di opportunità e di futuro. Quando si parla "di utilizzare i richiedenti asilo per lavori di pubblica utilità" non retribuiti, la parola “opportunità” è cancellata.
In pratica si cerca un modo per occupare i migranti durante la giornata, è l'ammissione della nostra colpa più grave: mancare di progetti a lungo termine per noi e per chi arriva da lontano.
E' giunto il momento di "avere la visione" della nostra società fra 10-20-30 anni. Abbiamo bisogno di persone che abitino i nostri borghi, che mandino i figli alle nostre scuole, che iscrivano agli elenchi dei pediatri di base i loro figli, che ci accudiscano quando saremo troppo vecchi e i nostri figli troppo lontani, a lavorare in giro per il mondo.
Sarebbe utile accoglierli, informarli, formarli, insegnargli le nostre regole per dare loro pari dignità.
E facciamolo questo sforzo per loro, ma soprattutto per noi, per ripartire davvero da un'ottica di opportunità e non di "difesa emergenziale" che ci rende sempre vulnerabili ed in affanno nei riguardi dell'Europa e del mondo.

Piano immigrazione costruito sulle nostre paure. La cecità della politica.

Presentato il piano immigrazione del Ministro Minniti che condanna i migranti a restare in Libia e subire violenze di ogni genere, più ...
Il petrolio passa noi no - Francesco Piobbichi - Mediterranean Hope
“Ci rubano il lavoro” però “non fanno niente tutto il giorno”.
“Stanno negli hotel a cinque stelle” però “dormono in mezzo alla strada”.
“Il freddo tempra, gli fa bene”
“Hanno tutto: il wi-fi, i telefonini” ma “rubano nelle case”.
“Il nostro Stato li ha abituati a caserme di lusso”, (cosa vorrà mai dire, chissà) ma “loro” - sì sempre loro – “ci rubano le case popolari”.
E poi: “Le case popolari ai clandestini, anche se non è dato sapere come abbiano fatto ad iscriversi alle graduatorie essendo irregolari.
Stanno in ciabatte perché è: “loro uso e costume” ma “hanno vestiti firmati, cibo e cure gratuite”.
“Se stavano al loro paese almeno era caldo e mangiavano quello che piace a loro. Vanno rimpatriati tutti”.
E poi, “Cosa vogliono? Le scimmie sono senza ciabatte”.

Infine terremotati e migranti.
“I terremotati italiani dormono al freddo nelle tende, mentre questi schifosi parassiti di falsi profughi dormono in hotel al caldo”.
“I terremotati come vivono? Quanti gradi ci sono adesso lì da loro? Ci dobbiamo preoccupare della nostra gente, no di questi intrusi approfittatori arroganti , non fanno altro che lamentarsi pretendere e ribellarsi.”

Per non parlare degli insulti a chi ha scritto l’articolo: “Scribacchina, testa di cazzo, pennivendola, vai a fare altro, ignorante, cazzara, andate voi a tenerli al caldo”.

Questi sono una parte dei cinquecento commenti all’articolo pubblicato su La Stampa il 14 gennaio, sulle condizioni di vita dei minori stranieri non accompagnati, ammassati, da agosto in una palestra a Reggio Calabria. Un collage di frasi, opinioni e stereotipi, illogici e incoerenti: “Ci rubano il lavoro” però “non fanno niente tutto il giorno”, “Stanno negli hotel a cinque stelle” però “dormono in mezzo alla strada”-, che sempre di più si leggono e si ascoltano. In qualsiasi contesto e circostanza.

Non destano sorpresa ma certamente incutono timore per la deriva che queste parole possono avere nei comportamenti quotidiani e negli atteggiamenti futuri. E dovrebbero interrogarci, in primis, a noi giornalisti, che ricopriamo un ruolo nel raccontare, fare informazione e creare coscienza.

Avrei dovuto NON scrivere le storie di chi ha attraversato il deserto, è passato dalla Libia, è stato torturato, picchiato e oggi si ritrova rinchiuso in una palestra da mesi, senza assolutamente niente?
Avrei dovuto ignorare le voci di persone che – esattamente come altri milioni – partono, lasciano la famiglia e il proprio paese, per cercare di costruirsi un futuro migliore da un’altra parte?
Avrei dovuto parlare anch’io dei terremotati – persone - che stanno al freddo al gelo, invece dei minori stranieri – sempre persone – che stanno anche loro al freddo e al gelo?

Per me la sofferenza umana non ha colore né nazionalità. Gli ultimi saranno sempre gli ultimi: terremotati, migranti, sfrattati o precari. Vomitare la propria rabbia e le proprie frustrazioni contro il più debole è la soluzione più semplice e immediata ma serve solo a scatenare una guerra tra poveri. Ultimi contro ultimi, sfruttati contro sfruttati. E’ forse allora giunto il momento che anche noi giornalisti iniziamo a spiegare con un altro linguaggio la complessità dei fenomeni, perché la libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero ma nella comprensione delle sfumature. Dobbiamo approfondire, raccontare le cause e porre domande.

Se una persona non possiede una casa, sarà forse colpa di chi è più povero di lui? O sarà responsabilità di chi dovrebbe costruire più alloggi popolari?

Se una persona ha perso il lavoro, sarà forse colpa di chi lavora nei campi per quindici euro al giorno, senza tutele sindacali e sanitarie?
O sarà forse responsabilità, anche di quelle imprese italiane, che hanno scelto di andare a produrre all’estero per guadagnare di più, sfruttando il minor costo della manodopera?

Se c’è un terremoto, sarà colpa di chi arriva via mare? O sarà responsabilità di chi ha scelto di non proteggere il territorio, di costruire e spalmare quintali di cemento armato per i più biechi e meschini profitti?

Se siamo così stufi di LORO e vogliamo rimpatriarli, allora mi domando, perché non proviamo lo stesso sdegno quando le nostre imprese vendono armi che serviranno a fomentare altre guerre? Non vogliamo più profughi? Allora iniziamo a far parte di un movimento per la pace.

Perché la stessa rabbia e indignazione non la riversiamo anche verso quelle multinazionali straniere che acquisiscono il cosiddetto “made in Italy”? Perché non proviamo lo stesso sdegno quando le nostre imprese vendono armi che serviranno a fomentare altre guerre?

Perché accettiamo che fondi finanziari e immobiliari cinesi, delle isole Cayman, o di altri paradisi fiscali esteri acquistino le colline della Toscana, i palazzi storici romani e le coste sarde? Perché gli stranieri vanno bene quando entrano all’interno delle boutique di Prada, Armani e Gucci?

Perché sono ricchi. Gli stranieri vanno bene quando sono ricchi. Questa è la verità. Se i migranti sono poveri ci fanno schifo. Non è questione di nazionalità. E’ questione di classe.


(giornalista freelance con base a Beirut - Libano)



E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

RIFLESSIONI SUI MIGRANTI, SUI RICCHI E SUI POVERI

Il petrolio passa noi no - Francesco Piobbichi - Mediterranean Hope “Ci rubano il lavoro” però “non fanno niente tutto il giorno”. “...
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

 

Minori Stranieri Non Accompagnati © 2015 - Designed by Templateism.com, Plugins By MyBloggerLab.com