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Nei primi tre mesi del 2019, sono circa 16mila i migranti e rifugiati che nei primi tre mesi del 2019 sono arrivati in Europa attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo anche se ciò rappresenta una lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2018, la percentuale di bambini è aumentata da 1 arrivo su 5 a 1 su 4, sottolinea l’Unicef. 
Il numero totale di bambini giunti sulle coste europee in questi mesi è di 3.800; questi si aggiungono ai circa 41.000 bambini già presenti nelle strutture di accoglienza in Grecia, Italia e Balcani all’inizio del 2019. 
In soli tre mesi del 2019, 365 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo, oltre il 60% del numero totale di vittime registrate in tutto il 2018. Fra gennaio e marzo 2019 l'Unicef ha raggiunto circa 4.480 bambini con gli interventi di protezione dell'infanzia e circa 1.950 minorenni non accompagnati a ricevere cure e protezione in Italia, in Grecia e nei Balcani. 
Altri 15.850 bambini hanno frequentato regolarmente le attività d'istruzione formale e informale supportate dall'Unicef, mentre circa 1.100 persone hanno avuto accesso a servizi per la prevenzione e la risposta alla violenza di genere.

Molti giovani migranti e rifugiati che hanno compiuto il viaggio verso l'Europa hanno vissuto violenze e abusi, con conseguenze sul loro benessere psicologico e fisico. In particolare in Italia, quasi tutte le donne e le ragazze arrivate hanno riportato di essere sopravvissute a forme di violenza sessuale o di genere. Una ricerca recente ha rilevato che anche gli uomini e i ragazzi sono spesso vittime di violenza sessuale in mano a gruppi armati, mentre sono rapiti o imprigionati, soprattutto in Libia.

Fra gennaio e marzo 2019 l’Unicef ha raggiunto circa 4.480 bambini con gli interventi di protezione dell’infanzia e circa 1.950 minorenni non accompagnati a ricevere cure e protezione in Italia, in Grecia e nei Balcani. Altri 15.850 bambini hanno frequentato regolarmente le attività d’istruzione formale e informale supportate dall’Unicef, mentre circa 1.100 persone hanno avuto accesso a servizi per la prevenzione e la risposta alla violenza di genere. “Molti giovani migranti e rifugiati che hanno compiuto il viaggio verso l’Europa hanno vissuto violenze e abusi, con conseguenze sul loro benessere psicologico e fisico – si legge in un comunicato dell’Unicef –. In particolare in Italia, quasi tutte le donne e le ragazze arrivate hanno riportato di essere sopravvissute a forme di violenza sessuale o di genere. Una ricerca recente ha rilevato che anche gli uomini e i ragazzi sono spesso vittime di violenza sessuale in mano a gruppi armati, mentre sono rapiti o imprigionati, soprattutto in Libia”. Per il 2019 l’Unicef chiede agli organismi internazionali 27,5 milioni di dollari necessari per fornire aiuti e assistenza a migranti e rifugiati in Europa; di questi 12,4 per la protezione dell’infanzia e 9,4 per l’istruzione.
Foto: Bambini figli di migranti curdi in un campo profughi nel nord della Francia - ©Denis

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Unicef: “nei primi tre mesi del 2019 arrivati in Europa via mare 3.800 bambini. Una persona su quattro è minorenne”

Nei primi tre mesi del 2019, sono circa 16mila i migranti e rifugiati che nei primi tre mesi del 2019 sono arrivati in Europa attraverso l...
Nel 2018, l'Unicef ha raggiunto “circa 7.000 giovani migranti e rifugiati”: 2.191 hanno beneficiato del miglioramento dei servizi e delle condizioni di accoglienza; 243 hanno beneficiato del sistema di tutela con 198 i tutori volontari supportati; 310 sono famiglie/singoli formati per l’affido e primi affidamenti sono stati lanciati con successo; 1.520 minorenni sono stati identificati, supportati e orientati ai servizi nelle aree di transito; circa 1.500 minorenni hanno partecipato ad attività socio-ricreative; 500 hanno beneficiato di programmi di sviluppo delle competenze.

Alcuni dati del nuovo Report 2018 sul Programma Unicef in Italia a sostegno dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati.

Nel 2018, l’UNICEF ha raggiunto circa 7.000 giovani migranti e rifugiati:

2.191 hanno beneficiato del miglioramento dei servizi e delle condizioni di accoglienza;

243 hanno beneficiato del sistema di tutela – 198 i tutori volontari supportati;

310 sono famiglie/singoli formati per l’affido e primi affidamenti sono stati lanciati con successo;

1.520 minorenni sono stati identificati, supportati e orientati ai servizi nelle aree di transito;

circa 1.500 minorenni hanno partecipato ad attività socio-ricreative;

500 hanno beneficiato di programmi di sviluppo delle competenze;

oltre 1.100 sono stati i giovani migranti e rifugiati a cui si è data voce attraverso la piattaforma U-Report on the Move.

Il 2017 ha visto prevalentemente l'approdo di minorenni stranieri non accompagnati provenienti dai Paesi subsahariani dell’Africa occidentale, mentre il 2018 sono state di Albania ed Egitto”.

Report 2018 sul programma dell’Unicef in Italia

Nel 2018, l'Unicef ha raggiunto “circa 7.000 giovani migranti e rifugiati”: 2.191 hanno beneficiato del miglioramento dei servizi e d...
Sono 68.409 i bambini migranti detenuti in Messico fra il 2016 e aprile 2018, il 91% dei quali sono stati espulsi verso l'America Centrale. Circa 96.216 migranti dall'America centro-settentrionale, fra cui 24.189 donne e bambini sono stati rimpatriati dal Messico e dagli Stati Uniti fra gennaio e giugno di quest'anno; oltre il 90% è stato espulso dal Messico: questi i principali dati del nuovo rapporto (serie Child Alert) dell'Unicef 'Sradicati in America Centrale e Messico - Bambini migranti e rifugiati affrontano un circolo vizioso di difficoltà e pericoli' ('Uprooted in Central America and Mexico'), che esamina le diverse sfide e pericoli che affrontano i bambini e le famiglie migranti e rifugiate durante il difficile processo di migrazione e rimpatrio.
"Come mostra il rapporto, milioni di bambini nella regione sono vittime di povertà, indifferenza, violenza, migrazioni forzate e paura di essere espulsi", ha dichiarato Marita Perceval, direttore regionale dell'Unicef per l'America Latina e i Caraibi. "In molti casi - ha aggiunto - i bambini che sono rimandati nei loro paesi d'origine non hanno nessuna casa in cui tornare, e finiscono per essere sommersi dai debiti o sono presi di mira dalle gang criminali. Essere riportati a situazioni invivibili rende più probabile una nuova migrazione".

Secondo il rapporto estrema violenza, povertà e mancanza di opportunità non sono soltanto cause delle migrazioni irregolari di bambini dall'America centro-settentrionale (El Salvador, Guatemala e Honduras) e dal Messico, ma anche conseguenze delle espulsioni dal Messico e dagli Stati Uniti. L'Unicef ha dunque invitato i governi a lavorare insieme per attuare delle soluzioni che aiutino a ridurre le cause scatenanti delle migrazioni irregolari e forzate ed a tutelare il benessere dei bambini rifugiati e migranti durante il viaggio.

Nello specifico, i risultati del rapporto includono:


POVERTÀ - El Salvador, Guatemala e Honduras sono fra i paesi più poveri dell'emisfero occidentale, con, rispettivamente, il 44, il 68 e il 74% dei bambini che vivono in povertà. I bambini e le famiglie povere spesso chiedono dei prestiti per finanziare la loro migrazione irregolare verso gli Stati Uniti, lasciandoli in una situazione finanziaria ancor più precaria quando sono fermati e rimandati indietro senza denaro e si trovano impossibilitati a ripagare i loro prestiti. Questa pressione economica può lasciare i bambini e le famiglie senza casa o senza le risorse necessarie per pagare i beni di prima necessità.

VIOLENZA - La violenza delle gang è pervasiva in molte comunità dell'America centro-settentrionale, con bambini presi come obiettivo di reclutamento, abusi e persino omicidio. Fra il 2008 e il 2016 in Honduras, per esempio, circa un bambino ogni giorno è stato vittima di omicidio. Analogamente, a El Salvador, 365 bambini sono stati uccisi nel 2017, mentre l'anno scorso in Guatemala sono stati segnalati 942 casi di morti violente di bambini. I bambini e le famiglie che migrano a causa di minacce di violenza possono essere esposti a un rischio ancora maggiore se sono costretti a ritornare, senza nessun supporto o protezione, nelle comunità in cui erano precedentemente in pericolo. Molti rimpatriati finiscono per diventare sfollati interni perché per loro è insicuro tornare a casa.

STIGMATIZZAZIONE - I bambini e le famiglie rimpatriate affrontano la stigmatizzazione all'interno delle comunità a causa del loro tentativo fallito di arrivare in Messico o negli Stati Uniti. Questo può rendere ancora più difficile per i bambini rimpatriati reintegrarsi a scuola e per gli adulti trovare un lavoro.

SEPARAZIONE E DETENZIONE - La separazione familiare e la detenzione da parte delle autorità competenti in materia di migrazione, sono esperienze fortemente traumatizzanti che possono pregiudicare lo sviluppo a lungo termine del bambino. Tenere le famiglie unite e supportare alternative alla detenzione sono misure fondamentali per assicurare il superiore interesse dei bambini migranti e rifugiati.

Il rapporto evidenzia inoltre una serie di raccomandazioni per tenere i bambini rifugiati e migranti al sicuro e ridurre i fattori che spingono le famiglie e i bambini a lasciare le loro case in cerca di sicurezza o un di futuro con maggiori speranze attraverso rotte migratorie irregolari e pericolose. "E' fondamentale rispondere ai rischi affrontati dai bambini rifugiati e migranti e alle cause scatenanti che contribuiscono ai movimenti di popolazione su larga scala", ha dichiarato Perceval, secondo cui "i leader dei governi ora hanno l'opportunità di fare la cosa giusta. Ciò significa attuare strategie collaudate che possano aiutare a ridurre le cause scatenanti; proteggere i bambini in transito e quando raggiungono le loro destinazioni; fornire ai bambini accesso a servizi essenziali durante il percorso migratorio; fornire loro la protezione e il supporto necessari per una reintegrazione efficace".

Più di 68mila bambini migranti detenuti in Messico fra il 2016 e il 2018

Sono 68.409 i bambini migranti detenuti in Messico fra il 2016 e aprile 2018, il 91% dei quali sono stati espulsi verso l'America Cen...
Secondo l'Unicef, mentre i paesi europei e nordafricani cercano di limitare la migrazione irregolare, un numero crescente di loro viene espulso verso il Niger.
L'Unicef denuncia che i meccanismi transfrontalieri sono insufficienti per proteggere i bambini dai molti rischi che corrono: tratta, violenza, abusi, sfruttamento e detenzione.
L'agenzia dell'Onu per la difesa dei bambini dice che dal novembre dello scorso anno, più di 8.000 persone provenienti dall’Africa occidentale, tra cui 2.000 bambini, sono state respinte verso il Niger dall’Algeria, mentre altri 900 richiedenti asilo e rifugiati registrati provenienti da Paesi dell’Africa orientale sono stati trasferiti dalla Libia in Niger per l’esame delle loro domande.
Allo stesso tempo, i flussi migratori verso il Niger continuano. Nel solo mese di aprile si è registrato un aumento del 14% del numero di persone che transitano attraverso il Niger rispetto al mese precedente – quasi 500 al giorno, circa un terzo delle quali bambini, la maggior parte stremati, vittime di violenza o rimasti senza un sostegno e una protezione adeguati. La cifra reale è probabilmente più alta, in quanto molti bambini non vengono individuati o si nascondono.

“Il Niger ha bisogno di aiuto per sostenere il crescente numero di bambini rifugiati e migranti che arrivano o vengono rimpatriati attraverso i suoi confini”, ha dichiarato Ted Chaiban, direttore dei Programmi dell’Unicef. “Le soluzioni devono includere una migliore cooperazione transfrontaliera tra i governi per mantenere i bambini al sicuro, così come maggiori investimenti per aiutare paesi come il Niger a rafforzare i sistemi di sostegno a disposizione di tutti i bambini nel paese, indipendentemente da chi siano o da dove provengano”.
L’Unicef chiede soluzioni per garantire la sicurezza dei bambini: “rafforzare la cooperazione transfrontaliera tra i Paesi per proteggere meglio i bambini nelle migrazioni, attuare politiche di gestione delle frontiere che tengano conto della loro vulnerabilità e fornire loro accesso a servizi essenziali quali l’alloggio, la protezione, l’istruzione e la formazione”.
Oltre ad “affrontare con urgenza le cause all’origine della migrazione irregolare dei bambini, tra cui la povertà, la mancanza di opportunità di istruzione o la violenza”.



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Aumentano i Minori respinti verso il Niger

Secondo l'Unicef, mentre i paesi europei e nordafricani cercano di limitare la migrazione irregolare, un numero crescente di loro vie...
I diritti, la protezione e il benessere dei bambini sradicati, “sperduti”, dovrebbero essere al centro degli impegni delle politiche migratorie globali. È quanto sottolinea oggi l'UNICEF in vista dell’incontro sulle migrazioni sicure e regolate, in programma a Puerto Vallarta – in Messico – dal 4 al 6 dicembre.
Alla vigilia dell’incontro, l'UNICEF lancia “Oltre le frontiere/Beyond Borders: How to Make the Global Compacts on Migration and Refugees work for Uprooted Children", un nuovo rapporto che evidenzia le migliori pratiche per la cura e la protezione dei bambini rifugiati e migranti. Il rapporto contiene esempi pratici del lavoro di governi, partner della società civile e comunità di accoglienza per sostenere e integrare i bambini “sperduti” e le loro famiglie.
L’incontro in Messico rappresenta un passo importante verso la stesura del Global Compact sulle migrazioni, un accordo intergovernativo di riferimento che coprirà tutte le dimensioni della migrazione internazionale. È il momento in cui i leader mondiali cominceranno a creare un consenso sugli impegni politici e finanziari in linea con la Dichiarazione di New York per i Rifugiati e i Migranti e con la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
“I leader globali e i responsabili politici che si riuniscono a Puerto Vallarta possono lavorare insieme per rendere la migrazione sicura per i bambini", ha dichiarato Ted Chaiban, Direttore dei programmi dell'UNICEF. “Il nostro nuovo rapporto mostra che è possibile, anche in paesi con risorse limitate, attuare politiche, servizi e investimenti che sostengano efficacemente i bambini rifugiati e migranti nei loro paesi d'origine, mentre attraversano le frontiere e quando raggiungono le loro destinazioni".
Dal rapporto emerge che 50 milioni di bambini sono coinvolti nelle migrazioni a livello mondiale, 28 milioni dei quali sono stati sfollati a causa di conflitti.
200.000 minori non accompagnati hanno presentato domanda di asilo in circa 80 paesi nel periodo 2015-2016; 100.000 minorenni non accompagnati sono stati arrestati al confine tra Stati Uniti e Messico nel 2015-2016.
I bambini rappresentano circa il 28% delle vittime della tratta di esseri umani a livello globale. L'Africa subsahariana e l'America centrale e caraibica registrano la percentuale più alta di bambini tra le vittime della tratta di esseri umani scoperte, pari rispettivamente al 64% e al 62%.
I bambini rifugiati e migranti sono particolarmente vulnerabili alla xenofobia, agli abusi, allo sfruttamento sessuale e alla mancanza di accesso ai servizi sociali. Secondo il rapporto, è indispensabile disporre di politiche che li proteggano nel corso del loro viaggio.
Il rapporto presenta casi studio riusciti di tutto il mondo, tra cui l'attuazione di norme minime di protezione per i bambini rifugiati in Germania, sistemi transfrontalieri di protezione dell'infanzia nell'Africa occidentale e la ricerca di alternative alla detenzione di bambini migranti in Zambia. Altri paesi citati nel rapporto sono Afghanistan, Italia, Giordania, Libano, Sud Sudan, Vietnam, Uganda e Stati Uniti. Ogni iniziativa può essere replicata in diversi contesti e può offrire informazioni per azioni e cambiamenti di politica incentrati sui bambini, a livello nazionale, regionale e globale, da concordare nell’ambito del Compact.

Italia 

Per quanto riguarda l’Italia il rapporto mette in evidenza come buona pratica l’adozione della legge n. 47/2017 recante "Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati", meglio conosciuta come Legge Zampa. Il rapporto, in particolare, sottolinea come un eguale trattamento dal punto di vista legislativo sia cruciale per il processo di inclusione sociale dei minorenni migranti. La nuova legge, in questo senso, crea una cornice legislativa per la protezione dei minorenni stranieri non accompagnati (MSNA) e definisce un sistema nazionale organico di protezione e accoglienza, a rafforzamento degli strumenti di tutela già garantiti dall'ordinamento e per assicurare omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale.
Inoltre, nel rapporto c’è la testimonianza di un ragazzo che dall’Africa occidentale è migrato in Italia, resa sotto forma di intervista ad una sua coetanea italiana. Nelle sue parole è possibile ritrovare le difficoltà del viaggio e dell’impatto con il nuovo Paese, ma anche la speranza di un futuro migliore: “[l’Italia] l’ho trovata diversa [da come l’immaginavo] perché non avevo mai avuto esperienza di un tale livello di razzismo… Sono consapevole del fatto che non tutti sono razzisti; in una società ci sono persone buone e persone cattive… Sono interessatissimo alla lotta al razzismo e alla discriminazione. Dal mio punto di vista dovrebbero essere eliminati poiché stanno davvero compromettendo lo sviluppo mondiale”.

Il rapporto presenta inoltre il programma d'azione dell'UNICEF in sei punti, che costituisce la base delle politiche volte a proteggere i bambini rifugiati e migranti e a garantirne il benessere:

1. Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
2. Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di alternative pratiche.
3. Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale.
4. Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità.
5. Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati.
6. Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione. (aise)

Report Oltre le frontiere/Beyond Borders: How to Make the Global Compacts on Migration and Refugees work for Uprooted Children



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OLTRE LE FRONTIERE: IL RAPPORTO UNICEF SUI BAMBINI MIGRANTI

I diritti, la protezione e il benessere dei bambini sradicati, “sperduti”, dovrebbero essere al centro degli impegni delle politiche migra...
La rotta del Mediterraneo Centrale, si conferma la più pericolosa da affrontare, in particolare per i bambini e giovani migranti.

Nel tentativo di raggiungere le coste Europee devono affrontano livelli di abuso dei diritti umani spaventosi.

La denuncia è dell'OIM - Organizzazione internazionale per le migrazioni, che insieme a Unicef ha presentato il rapporto “Viaggi spaventosi".

I dati diffusi dalle due organizzazioni sono il frutto di 22mila interviste effettuate nei Paesi delle due rotte del Mediterraneo, centrale e orientale.Tra Italia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Serbia Slovenia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sono stati intervistati 11.000 adolescenti (14-17 anni) e giovani (18-24 anni).

Il rapporto "Viaggi Spaventosi" (Harrowing Journeys)  fa emergere un dato allarmante: fino a tre quarti dei minori transitati sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale sono stati vittime di abusi e sfruttamento.

Il viaggio verso l'Europa, per i minori, è più pericoloso che per tutti gli altri e sono più facilmente vittime di tratta e sfruttamento.

Il rapporto ci fornisce un dato importante al fine di comprendere il fenomeno e soprattutto la nostra contrarietà agli accordi con la Libia.
Harrowing Journeys mostra, in maniera chiara, che, mentre tutti i bambini migranti sono esposti a grandi rischi, coloro che provengono dall'Africa sub sahariana hanno probabilità molto maggiori di essere sfruttati e divenire vittime di tratta rispetto a persone che si spostano da altri paesi del mondo: lungo la rotta del Mediterraneo Orientale, il 65% rispetto al 15% e lungo la rotta del Mediterraneo centrale l'83% rispetto al 56%.

Il fattore comune, alla base di questa discrepanza, è indubbiamente il razzismo.
I minori non accompagnati e coloro che hanno bassi, se non nulli, livelli d'istruzione sono tra i più vulnerabili. Sono facili prede della tratta e dei gruppi criminali durante il viaggio.
La maggior parte dei migranti rifugiati che attraversano la Libia continuano a essere vittime dell'illegalità, delle milizie e della criminalità.
Secondo il rapporto oltre il 90% di tutti gli episodi di sfruttamento lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono avvenuti in quel Paese.

Secondo le stime dell’Europol, il 20% dei sospetti trafficanti monitorati ha legami con la tratta di esseri umani e il 22% con il narcotraffico.

Tra le migliaia di ragazzi intervistati, Aimamo, 16 anni, giunto da solo in Italia dal Gambia, racconta di essere stato costretto per mesi, una volta arrivato in Libia, ad un estenuante lavoro fisico da parte di trafficanti di esseri umani.  “Se provi a scappare, - ricorda con terrore - ti sparano. Se smetti di lavorare, ti picchiano. Eravamo come degli schiavi. Alla fine della giornata, ti chiudono dentro.”

Il rapporto chiede a tutte le parti interessate - Paesi di origine, di transito e destinazione, l’Unione Africana, l’Unione Europea, le organizzazioni internazionali e nazionali con il supporto della comunità dei donatori - di dare priorità ad una serie di azioni:

- stabilire passaggi regolari e sicuri per i bambini migranti;
- rafforzare i servizi di protezione dei bambini migranti e rifugiati negli Stati di origine, transito e destinazione;
- trovare alternative alla detenzione dei bambini migranti; lavorare ai confini per combattere tratta e sfruttamento;
- combattere la xenofobia, il razzismo e le discriminazioni contro tutti i migranti e i rifugiati.

"La Ue dovrebbe chiedere alla Libia l'eliminazione della detenzione dei bambini"

Lo ha detto da Bruxelles Eugenio Ambrosi, direttore regionale per l'Europa dell'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, in occasione della presentazione del rapporto "Viaggi strazianti"

L'appello rivolto alle istituzioni europee nei loro negoziati con le autorità libiche potrebbe essere “un primo passo", sostiene Ambrosi, che chiede poi una gestione delle frontiere dell'Unione europea "children friendly", di lottare contro traffico e sfruttamento oltre che combattere xenofobia e razzismo.

Scarica il Rapporto "Viaggi Spaventosi" (Harrowing Journeys) 


Leonardo Cavaliere


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Bambini e giovani in movimento nel Mediterraneo, a rischio di traffico e di sfruttamento

La rotta del Mediterraneo Centrale , si conferma la più pericolosa da affrontare, in particolare per i bambini e giovani migranti . Nel ...
Secondo un nuovo studio commissionato dall'UNICEF e realizzato da REACH*, i minorenni migranti che giungono in Europa provenienti dall'Africa prendono la decisione di lasciare casa di propria iniziativa, e non necessariamente con l'intenzione di raggiungere l'Europa.

Per la maggior parte di essi, sono i traumi e gli abusi sistematici a cui hanno assistito o che hanno subito durante la permanenza in Libia a portarli alla fuga verso l'Europa e a spingerli a intraprendere la rischiosa traversata del Mediterraneo Centrale.

Il 75% dei minorenni rifugiati e migranti intervistati in Italia dall'indagine prendono la decisione di mettersi in viaggio da soli.

Dei 12.239 minorenni arrivati in Italia nei primi sei mesi di quest'anno, addirittura il 93% ha viaggiato da solo.

Per questi ragazzi, il viaggio può richiedere due anni o più.

Una delle motivazioni principali fornite riguardo alla fuga dal paese di origine è la violenza domestica, ma anche le privazioni e i conflitti.

Il matrimonio infantile è stato indicato come la motivazione principale da un quinto delle minorenni intervistate.


Il viaggio dei minorenni verso l'Europa è stato spesso frammentato e la loro destinazione mutata lungo la strada.

«Ciò che colpisce maggiormente di questo studio è che esso mostra per la prima volta che le ragioni che spingono i minorenni a lasciare le loro case sono più complesse rispetto a quelle identificate in precedenza, e che i fattori di attrazione che li portano verso l'Europa sono minori di quanto previsto» commenta Afshan Khan, Direttore UNICEF per l'Europa e l'Asia centrale.

L'inferno della Libia, la fuga verso l'Europa
Lo scopo dello studio, frutto della partnership fra UNICEF e REACH, è di fornire ai responsabili politici, alle organizzazioni partner e ai governi informazioni su cosa porti i minorenni a scappare dai loro paesi e dalle loro case.

Le interviste sono state condotte nelle due principali porte d'Europa – Italia e Grecia – su un campione di 850 minorenni fra i 15 e i 17 anni.

Tutti i bambini rifugiati e migranti in Italia hanno dichiarato che il tempo trascorso in Libia è stata la parte più traumatica del loro viaggio via terra.

Circa metà di loro (47%) ha dichiarato di essere stata sequestrata a scopo di estorsione in Libia, e un minorenne su 4 (23%) ha dichiarato di essere stato arrestato arbitrariamente e trattenuto in prigione senza accuse.

La maggioranza di essi proviene da diversi paesi dell'Africa subsahariana, ma alcuni anche da regioni ben più lontane, come il Bangladesh.

«Per coloro il cui scopo era esplicitamente quello di arrivare nel continente, l'attrattiva dell'Europa era la possibilità di migliorare la propria istruzione, vedere rispettati i propri diritti e avere successo nella vita»prosegue Afshan Khan. «Tuttavia, una volta raggiunta l'Europa, la realtà è tristemente diversa e le loro aspettative sono frustrate».

L'indagine condotta in Grecia ha dimostrato che per un terzo dei genitori o tutori di minori migranti e rifugiati cercare un'istruzione migliore per i loro bambini è stata la motivazione principale per cui hanno lasciato i loro paesi per recarsi in Europa.

Tuttavia, l'indagine rivela anche che sia in Italia che in Grecia le procedure troppo lunghe e confuse spingono molti ragazzi ad abbandonare i sistemi di accoglienza, perdendo così la possibilità di frequentare una scuola ed esponendoli ad alti rischi di abuso e sfruttamento.

Grecia e Italia, due modelli migratori radicalmente diversi
Come sottolineato dallo studio, il profilo dei bambini arrivati in Italia e in Grecia varia significativamente.

I minorenni in Italia hanno tendenzialmente deciso di migrare soli e di affrontare in questo modo il viaggio. La maggior parte sono maschi, non accompagnati, tra i 16 e i 17 anni.

I minorenni in Grecia hanno tendenzialmente preso la decisione insieme alle famiglie e quindi di arrivare insieme (il 91% dei minorenni intervistati). Qui la distribuzione tra i generi è omogenea e i minorenni appartengono a tutti i gruppi di età.fonte UNICEF

Scarica il REPORT


*REACH: è un’iniziativa congiunta di due ONG internazionali – ACTED e IMPACT Initiatives – e UNOSAT/UN Operational Satellite Applications Programme



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Unicef, in 6 mesi arrivati in Italia più di 12mila minori, il 93% ha viaggiato da solo

Secondo un nuovo studio commissionato dall'UNICEF e realizzato da REACH*, i minorenni migranti che giungono in Europa provenienti ...
A boy walks on a sand bank surrounding a refugee camp in M'bera, Mauritania. Photo: UNICEF/Dragaj
Sarebbe, forse, tutto diverso se i bambini fossero al centro di ogni risposta alla questione migratoria, come suggerisce Marie-Pierre Poirier, Direttore regionale dell'Unicef – Africa.

Secondo il rapporto dell'UnicefInSearch of Opportunities: Voices of children on the move in West andCentral Africa” (“In cerca di Opportunità - Voci di bambinimigranti in Africa centrale e occidentale”), in Africa Centrale ed occidentale circa 12 milioni di persone migrano e oltre la metà sono bambini e adolescenti.

E' vero che la maggior parte cerca di arrivare in Europa?
No, la conferma ci viene anche da questo Report. 
Infatti, circa il 75% dei migranti resta in Africa sub sahariana e meno di 1 su 5 si dirige verso l’Europa. Questo dato, nella freddezza che solo i numeri sanno dare, dimostra come non vi è alcuna invasione. Nello stesso tempo dimostra l'incapacità da parte dei Paesi UE di gestire un fenomeno strutturale come quello migratorio.
Ma quanti sono i Migranti subsahariani che arrivano in Europa attraverso l'Italia?
Sono circa 56000 nel 2015 e rappresentano soltanto il 2,5% dei migratori.

Il Report è estremamente interessante anche perchè analizza approfonditamente le motivazioni principali che si celano dietro alle migrazioni e allo sfollamento dei bambini a livello regionale e le possibili conseguenze per la regione a lungo termine. 

Su questo punto il rapporto dell'Unicef fornisce una serie di dati che fotografano il fenomeno migratorio:

    - 11 dei 25 paesi più poveri al mondo si trovano nella regione dell’Africa centrale e occidentale.

    - Negli ultimi 20 anni ci sono stati 25 grandi conflitti nella regione. Questa violenza ha costretto milioni di persone a fuggire per cercare salvezza. Le migrazioni interregionali o internazionali aiutano i migranti a prendersi cura delle famiglie che hanno lasciato dietro.

    - Si stima che siano inviati in Africa subsahariana dai migranti alle famiglie 33 miliardi di dollari di rimesse.

    - La popolazione africana raddoppierà entro il 2050, ed entro il 2100 si prevede che supererà i 4 miliardi (in aumento rispetto al miliardo di oggi). Per esempio, la popolazione del Niger è aumentata dai 3,3 milioni del 1960 a quasi 20 milioni oggi, e si prevede che raggiungerà circa 60 milioni di persone entro il 2050.

    - Oggi 100 milioni di persone nella regione vivono in città a meno di 1 metro al di sopra del livello del mare e questo dato sarà più che raddoppiato entro il 2050. L’aumento previsto del livello del mare potrebbe causare sfollamenti forzati di milioni di rifugiati climatici.

Marie-Pierre Poirier, Direttore regionale dell'Unicef ha dichiarato che "I bambini in Africa centrale e occidentale si stanno muovendo in numeri mai registrati in precedenza. La maggior parte di loro si muove all'interno dell'Africa, non verso l'Europa o altri luoghi. Dobbiamo estendere il dibattito sulle migrazioni per includere anche le vulnerabilità di tutti i bambini migranti e ampliare i sistemi di protezione, in tutte le destinazioni previste".

L'UNICEF continua a sollecitare tutti i governi, in Africa occidentale e centrale, in Europa e altrove ad adottare l'agenda di azione a sei punti per la protezione dei rifugiati e dei bambini immigrati:

1. proteggere i rifugiati e i migranti, in particolare i minori non accompagnati, da sfruttamento e violenza;
2. porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti asilo o migranti, introducendo una serie di misure alternative;
3. Tenere unite le famiglie è il modo migliore per proteggere i bambini;
4. Mantenere tutti i bambini di rifugiati e migranti apprendere e dare loro accesso a servizi sanitari e di altra qualità;
5. consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso ai servizi sanitari;
6. Promuovere misure volte a combattere la xenofobia, la discriminazione e l'emarginazione nei paesi di transito e di destinazione.

Leonardo Cavaliere

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Se i bambini fossero al centro di ogni risposta alla questione migratoria.

A boy walks on a sand bank surrounding a refugee camp in M'bera, Mauritania. Photo: UNICEF/Dragaj Sarebbe, forse, tutto diverso se ...

Non a caso il titolo del rapporto presentato oggi da Unicef Italia e dall'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali è "Sperduti". Nel 2016 sono infatti svaniti dopo lo sbarco sulle coste italiane oltre 6500 minori, migrati soprattutto da Egitto (79 per cento) Eritrea, Somalia, Afghanistan, Nigeria e Gambia. Il loro numero è in costante e notevole aumento, si è passati dai 1.754 del 2012 ai 6.508 di fine novembre 2016. In termini percentuali, gli irreperibili hanno raggiunto la massima incidenza nel 2015 - erano il 34 per cento del totale dei minori non accompagnati - e nel 2016 si sono attestati al 27,4 per cento.

Il rapporto "Sperduti" di Unicef e Cnr-Irpps è stato presentato questa mattina nell'aula dei gruppi parlamentari della Camera nell'ambito del convegno "Per ogni bambino sperduto" organizzato in collaborazione con la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. A corredare i dati, le storie dei minori migranti, per fare sì che non restino soltanto numeri e il loro vissuto faccia capire i motivi di una scelta così drammatica, da parte delle famiglie, come quella di affidarli ai trafficanti e a un viaggio che spesso si conclude in tragedia.

Le cifre, tuttavia, sono di per sé impressionanti: in tutto il mondo un minorenne su 70 vive al di fuori del Paese di nascita; circa un quarto di tutti i migranti del mondo è nato in Asia e vive in un Paese diverso all'interno del continente. Sono Asia e Africa a detenere il primato terribile di ospitare 3 bambini migranti su 5; la metà, i minori migranti di tutto il mondo, vive in soli 15 Paesi, su tutti gli Usa con 3,7 milioni di bambini ospitati. L'Italia è al 20esimo posto con 400mila minorenni.

Quanto all'Italia, emerge chiaro dalle storie dei minori migranti che il nostro Paese non è la loro metà definitiva, ma soltanto una tappa per proseguire verso altri Paesi europei dove si trovano spesso parenti o comunità di riferimento, oltre che, almeno nell'immaginario, opportunità maggiori di lavoro. Secondo i dati Unhcr, sono 181.436 le persone sbarcate in Italia nel 2016, e tra queste i minorenni sono 28.223. E ancora, tra i minori il 92 per cento (25.846) non sono accompagnati. A ottobre 2016 i minorenni non accompagnati che hanno presentato domanda d'asilo in Italia sono 4.168, il 48,3 per cento sul totale degli under 18 (accompagnati e non). A novembre 2016 i non accompagnati e non richiedenti asilo presenti nelle strutture di accoglienza sono 17.245; 6.508, come detto in precedenza, gli irreperibili.

Nelle strutture ci sono soprattutto maschi (93 per cento), anche se le femmine sono in aumento: dal 5-6 per cento degli anni passati ora si raggiunge il 6,9 per cento. L'82 per cento ha 16 o 17 anni e proviene per lo più da Egitto (2.801), Gambia (2.252), Albania (1.573), Nigeria (1.456), Eritrea (1.314). Tra il 2011 e il 2015, sono aumentati i ragazzi in carico agli Uffici del servizio sociale per i minorenni, che si occupano di loro quando entrano nel circuito penale, sebbene i ragazzini che commettono reati sono soltanto incidano per l'1,6-1,7 per cento sul totale dei minorenni e per il 6-8 per cento sulla sola componente straniera. È chiaro quali sono i rischi per questi minorenni abbandonati a se stessi: i reati che li vedono protagonisti sono quelli legati allo spaccio di stupefacenti, seguiti da quelli contro il patrimonio.

Le storie raccontate dal rapporto Unicef descrivono le loro famiglie di provenienza come appartenenti al ceto medio, con i genitori che per sottrarsi al processo di impoverimento e di disgregazione familiare investono sull'emigrazione dei figli. Durante il passaggio di frontiera tra il Niger e la Libia, i minorenni intervistati hanno lavorato in agricoltura e nell'edilizia. Situazione diversa invece per chi arriva da Egitto o Albania, il cui percorso è più breve e lineare. Comune a tutti "è però la sindrome dello stress legato allo spostamento, all'aver lasciato il proprio contesto di vita, al sentirsi rinchiusi in un centro, a non potere tornare indietro prima di aver estinto il debito contratto dalla propria famiglia, alla tensione verso una riuscita economica che consenta a se stessi e al proprio nucleo di origine un miglioramento nelle condizioni di vita", secondo quanto sottolineato nel rapporto.

Le storie raccolte nel rapporto raccontano di aspirazioni e delusioni, della ricerca del lavoro ma anche della speranza di vivere in società libere, dei sogni comuni ai ragazzini di ogni Paese, come quello di giocare a calcio infranti sulla necessità di provvedere da sé ai bisogni primari. Per Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia, il rapporto permette di "restituire volti e storie ai minorenni coinvolti nelle migrazioni, approfondendo le motivazioni che spingono a spostarsi, valutando se esiste un legame di causa-effetto tra il Paese di provenienza e la riuscita della migrazione, analizzando storie di 'successo' o 'insuccesso' degli esiti, approfondendo il caso dei minorenni irreperibili e i percorsi da essi intrapresi".

Durante la presentazione, Unicef Italia ha promosso la petizione "Per ogni bambino sperduto", rivolta all'Unione
europea, per chiedere la protezione dei diritti e l'accesso ai servizi di base per i minorenni rifugiati e migranti. La petizione può essere sottoscritta online sul sito dell'organizzazione.
Autore: CRISTINA NADOTTI
(Fonte Repubblica.it)



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Unicef-Cnr: "Aumentano i minori migranti non accompagnati, 6500 scompaiono"

Non a caso il titolo del rapporto presentato oggi da Unicef Italia e dall' Istituto di ricerche sulla popolazione e le...
L’Unicef dichiara in un nuovo rapporto del Fondo delle Nazioni Unite che oltre 300mila minori migranti non accompagnati in fuga sono stati registrati, in 80 paesi, tra 2015 e 2016, il numero è aumentato di cinque volte dal 2010, quando ne furono registrati 66mila. “C’è un numero impressionante di minori che si mette in viaggio autonomamente e noi adulti non riusciamo a garantire loro protezione”, ha detto il vice direttore esecutivo di Unicef, Justin Forsyth. “Trafficanti senza scrupoli sfruttano la loro fragilità per ottenere guadagni personali. Aiutano i minori ad attraversare i confini solo per ridurli in schiavitù o costringerli a prostituirsi”. Più della metà, 170.000, ha chiesto protezione in Europa. 
Il 92% di chi è arrivato via mare in Italia era solo o è stato separato dai genitori mentre il 75% tra i 14 e i 17 anni ha riferito di essere stato detenuto o costretto a lavorare.
Il rapporto evidenzia che un numero in aumento di bambini sta percorrendo rotte sempre più pericolose, spesso in balia dei responsabili di traffico e di tratta, per raggiungere le loro destinazioni. A livello globale circa il 28% delle vittime di tratta sono bambini, mentre in Africa Sub Sahariana e in America Centrale e nei Caraibi sono stati riscontrati i tassi più alti di bambini fra le vittime di tratta accertate, rispettivamente il 64 % e il 62%.
Il report racconta della Storia di Mary, minorenne non accompagnata di 17 anni vittima di tratta. Mary di origine nigeriana ha subito in prima persona violenze e soprusi durante il terribile viaggio che l’hanno portata prima in Libia e poi in Italia. Mary è stata abusata per oltre tre mesi in Libia e racconta che il suo trafficante “Ha sempre detto che ci avrebbe trattato bene e che saremmo stati al sicuro. Non era vero. Era una bugia.” Poi aggiunge, “Mi ha detto che se non avessi dormito con lui non mi avrebbe portata in Europa. Mi ha violentata.”
L'aumento dei migranti a livello globale ha fatto aumentare il numero di contrabbandieri. I minori sono intrappolati nelle reti del contrabbando tanto che a volte sono essi stessi costretti a reclutare altre vittime per ridurre il debito contratto. Il report ha messo in evidenza ancora una volta i terribili abusi a cui sono costretti i bambini, sottolineando l'aumento dello sfruttamento per fini sessuali.
Molti dei risultati del rapporto Unicef fanno eco al Report dell'Università di Harvard  “Emergency within emergency: the growing epidemic of sexual exploitation and abuse of migrant children in Greece" che ha avvertito che “i bambini gravitano in attività pericolose e illegali per pagare i trafficanti, compreso i furti, lo spaccio di droga e lo sfruttamento sessuale".Prima del G7 che si svolgerà in Italia, l’Unicef chiede ai Governi di adottare un’agenda di sei punti per “proteggere i bambini rifugiati e migranti da sfruttamento e violenza”, “porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti”, tenere unite le famiglie”, “consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità”, “intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati”, “promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei Paesi di transito e di destinazione”.



300mila minori non accompagnati in fuga tra 2015 e 2016

L’ Unicef dichiara in un nuovo rapporto del Fondo delle Nazioni Unite che oltre 300mila minori migranti non accompagnati in fuga sono st...
Unicef ​​dichiara che circa 26.000 minori - la maggior parte di loro non accompagnati - hanno attraversato il Mediterraneo lo scorso anno.
Nel suo nuovo rapporto, Unicef ​​afferma che molti bambini subiscono violenze per mano dei trafficanti, ma che raramente denunciano tali abusi, per paura di essere arrestati e/o respinti.
Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia inoltre dice vi è mancanza di cibo, acqua e cure mediche nei centri di detenzione libici.

La situazione dei minori, molti dei quali non accompagnati dai genitori o dai familiari, è diventata tragicamente nota nella storia delle migrazioni di massa nel corso degli ultimi due anni.
Ma, mentre molto è stato raccontato sui pericoli che si affrontano durante la traversata in mare, le privazioni vissute sulla terraferma, in particolare in Libia, sono meno conosciute.
L’ultimo rapporto di Unicef, A Deadly Journey for Children, documenta - con dettagli, alle volte tremendi - storie di schiavitù, violenza e abusi sessuali subiti da un numero crescente di minori vulnerabili pronti per imbarcarsi per le coste italiane.
"Quello che ha realmente scioccato il personale Unicef ​​e me ... è ciò che accade a loro [i minori] su questa rotta", dice Justin Forsyth, vice direttore esecutivo dell'organizzazione. "Molti di questi bambini sono stati brutalizzati, violentati e uccisi su questa rotta."

Ragazze come Kamis di nove anni, partita con la madre dalla loro casa in Nigeria. Dopo la traversata del deserto, durante la quale un loro compagno di viaggio è morto, seguita da un drammatico salvataggio in mare, si sono trovate in un centro di detenzione nella città libica di Sabratha.
"Ci hanno picchiate ogni giorno", ha detto Kamis ai ricercatori. "Non c'era acqua. Quel posto era molto triste. Non c’era niente."
Molta violenza è gratuita, e prettamente sessuale.
"Quasi la metà delle donne e dei bambini intervistati ha subito abusi sessuali durante il viaggio", dice il rapporto. "Spesso ripetuti e avvenuti in luoghi diversi”

Le frontiere, a quanto pare, sono particolarmente pericolose.
"La violenza sessuale è diffusa ed è prassi ai confini ed ai posti di blocco", questo è quanto emerge dal rapporto.
Molti degli aggressori sono in uniforme. Ed è probabilmente questa una delle ragioni per cui coloro che subiscono abusi sono restii a raccontare le proprie esperienze.
E la Libia, come l'imbuto attraverso cui passano così tanti migranti, ha guadagnato la sconvolgente reputazione di epicentro degli abusi.
"Circa un terzo [degli intervistati] ha indicato di aver subito abusi in Libia", si sottolinea nel rapporto. "La grande maggioranza di questi minori non ha però risposto alla domanda su chi fossero i colpevoli di tali abusi."

All’ordine del giorno sono le storie di stupri e schiavitù sessuale, tanto che alcune donne, prima di iniziare il viaggio, prendono dei contraccettivi.
Il rapporto mappa 34 centri di detenzione in Libia, tre dei quali si trovano nel mezzo del deserto libico.
La maggior parte è gestita dal Department for Combating Illegal Migration (Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale) del governo. Ma Unicef ​​denuncia che alcune milizie trattengono i migranti in diversi campi non ufficiali.
"Siamo molto più preoccupati dei centri di detenzione gestiti da milizie", dice il signor Forsyth. "È qui che avvengono la maggior parte degli abusi e noi abbiamo un accesso molto molto limitato”.
Nel 2016, più di 180.000 migranti hanno attraversato la Libia verso l'Italia. Secondo le Nazioni Unite, quasi 26.000 di questi erano minori, molti dei quali non accompagnati.
Il numero di minori non accompagnati è in forte crescita.
“È una combinazione di fattori", dice il signor Forsyth. "La situazione in posti come l'Eritrea e la Nigeria settentrionale è pessima. E di recente anche in Gambia."

Ho voluto attraversare il mare

Politica a parte, la povertà e la promessa di una vita migliore restano i fattori chiave.

"Volevo attraversare il mare," ha detto Issaa, di 14 anni, ai ricercatori. "Cerco un lavoro, un buon lavoro per guadagnare un po’ di soldi e aiutare i miei cinque fratelli a casa."
Ma due anni e mezzo dopo aver lasciato la casa in Niger, Issaa è stato trovato da solo in un centro di detenzione libico.
"Mio padre ha raccolto i soldi per il mio viaggio, mi ha augurato buona fortuna e poi mi ha lasciato andare."
I migranti sono, naturalmente, fortemente dipendenti dai trafficanti per riuscire a superare il deserto e il mare.

Un caso recente di dozzine di corpi trovati sulla riva vicino alla città occidentale Zawiya dimostra che questo paese rimane estremamente pericoloso.
Il contrabbando è spesso associato al traffico di esseri umani. Le vittime accettano a queste bande criminali e successivamente si trovano costrette a prostituirsi per ripagare i propri debiti.
"La Libia è un importante centro di transito per le donne vittime di tratta in Europa", emerge
dal rapporto.

Il documento sottolinea che la situazione politica della Libia è talmente tanto fuori controllo, da rendere il fenomeno estremamente difficile da affrontare.
L'Unicef ​​sta esortando la Libia, i suoi vicini e le organizzazioni regionali a fare di più per proteggere i minori.
Una iniziativa regionale, dichiara, dovrebbe includere un miglioramento della registrazione delle nascite, la prevenzione della tratta, percorsi sicuri e legali per i minori in fuga da conflitti armati e, se del caso, il ricongiungimento familiare.
"Che si tratti di migranti o rifugiati, bisogna trattarli come bambini", dice il signor Forsyth. "Il modo in cui rispondiamo a questa crisi è il riflesso della nostra umanità e dei nostri valori”.

BBC News Paul Adams

Traduzione a cura di Francesca Del Giudice e Leonardo Cavaliere

Foto UNICEF/ROMENZI

Libia, epicentro degli abusi sui minori migranti

Unicef ​​dichiara che circa 26.000 minori - la maggior parte di loro non accompagnati - hanno attraversato il Mediterraneo lo scorso anno....
Nei primi nove mesi del 2016, secondo stime UNICEF, sono arrivati, ​​via mare, in Italia più minori di tutti quelli arrivati l'anno scorso. Oltre il 90% dei minori sono non accompagnati, aumentati del 15% rispetto ai minori non accompagnati, il 75% del totale dei minori, giunti nel 2015. La maggior parte dei minori proviene dall'Africa occidentale, ma si registra un fortissimo incremento di minori provenienti dall’Egitto.
Da gennaio a ottobre 2016 si stima che più di 20.000 minori non accompagnati sono arrivati ​​via mare in Italia.  Nel 2015, su un totale di 16.500 bambini arrivati, i minori non accompagnati erano 12.300.
Secondo l’UNICEF la situazione dei minori migranti rifugiati in Italia è sempre più disperata e il sistema di protezione è ridotto al minimo.
Secondo Sabrina Avakian, responsabile per la protezione dei bambini per Unicef in Calabria ha dichiarato che  "alcuni dei minori sono profondamente turbati dal viaggio, hanno assistito ad annegamenti, alcuni hanno terribili ustioni chimiche derivanti dal carburante sui gommoni, i bambini e le loro madri hanno bisogno di cure speciali, tutti hanno bisogno di una protezione e di un adeguato alloggio”
Il mar mediterraneo ha inghiottito oltre 3.100 persone finora dall’inizio del 2016. Questo è il dato più grave mai registrato, ancor più se si pensa che un numero imprecisato di bambini sono morti in mare.

Leonardo Cavaliere


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Nel 2016 un numero record di minori non accompagnati sono giunti in Italia

Nei primi nove mesi del 2016, secondo stime UNICEF, sono arrivati, ​​via mare, in Italia più minori di tutti quelli arrivati l'anno s...
Secondo il nuovo Rapporto UNICEF Broken Dreams - SOGNI SPEZZATI- il pericoloso viaggio dei bambini dall’America Centrale agli Stati Uniti’ nei primi sei mesi del 2014, più di 44.500 bambini non accompagnati sono stati fermati al confine con gli Stati Uniti; il numero è sceso a quasi 18.500 nello stesso periodo del 2015; quest’anno è aumentato a quasi 26.000 a giugno – 16.000 bambini da El Salvador, Guatemala e Honduras sono stati fermati in Messico nei primi sei mesi del 2016.
Secondo i dati, i Minori stranieri non accompagnati che non hanno un rappresentante legale nelle udienze presso il Tribunale dell’immigrazione degli Stati Uniti – il 40% – hanno maggiori probabilità di essere rimpatriati rispetto a quelli rappresentati.
In casi recenti, al 40% dei minori non accompagnati senza rappresentanza è stato disposto il rimpatrio, rispetto al 3% per i bambini rappresentati.
Secondo il nuovo Rapporto UNICEF, ogni mese, migliaia di bambini dall’America Centrale rischiano di essere rapiti, venduti, violentati o uccisi per cercare di raggiungere gli Stati Uniti per chiedere protezione da bande brutali e da una soffocante povertà.

Questi bambini vulnerabili, molti dei quali viaggiano senza un adulto, hanno bisogno di protezione in ogni fase del viaggio: nei loro paesi d’origine di El Salvador, Guatemala e Honduras – che hanno alcuni dei tassi di omicidi più alti del mondo – quando attraversano il Messico e quando arrivano negli Stati Uniti.

Nel 2015 con 103 omicidi ogni 100 mila residenti El Salvador ha registrato il tasso di omicidi più alto del mondo. Honduras registra 57 omicidi ogni 100 mila abitanti e il Guatemala 30.

“E’ straziante pensare a questi bambini – la maggior parte dei quali adolescenti, ma alcuni anche più giovani – che devono affrontare un viaggio estenuante ed estremamente pericoloso in cerca di sicurezza e di una vita migliore”, ha dichiarato il Vice Direttore UNICEF Justin Forsyth.

“Questo flusso di giovani rifugiati e migranti sottolinea l’importanza di affrontare la questione dellaviolenza e delle condizioni socio-economici nei loro paesi di origine”.

Nei primi sei mesi del 2016, 26.000 bambini non accompagnati e 29.700 persone che viaggiano come nuclei familiari, per lo più madri e bambini piccoli, sono stati fermati al confine degli Stati Uniti con il Messico.

Altre migliaia non sono mai arrivate al confine – arrestate, rapite, vittime di tratta, assassinate, o morte durante il duro viaggio.

I minori non accompagnati fermati negli Stati Uniti hanno diritto ad essere ascoltati da un Tribunale per l’immigrazione, ma non hanno diritto ad un avvocato nominato dal Tribunale. I bambini che viaggiano con un genitore rischiano una rapida espulsione o mesi di detenzione. L’UNICEF ha ricordato che la detenzione dei bambini rifugiati e migranti dovrebbe essere evitata, e che qualsiasi detenzione dovrebbe essere utilizzata come ultima risorsa e per il minor tempo possibile.
I bambini dovrebbero inoltre avere pieno accesso alle cure sanitarie e ad altri servizi e dovrebbero poter vivere con le loro famiglie, quando possibile. Coloro che sono espatriati devono affrontare il rischio di essere attaccati o uccisi dalle bande da cui cercavano di fuggire.

Insieme ai suoi partner, l’UNICEF sta lavorando per affrontare le cause della migrazione, sostenendo gli sforzi dei governi per migliorare la vita dei bambini e affrontare la violenza comune e criminale nei paesi di origine.

L’UNICEF lavora anche per rafforzare i servizi che riducono la vulnerabilità dei bambini rispetto alla violenza, con una forte attenzione all’istruzione e alla salute.

L’UNICEF si batte per la protezione dei diritti dei bambini durante il viaggio e affinché i governi forniscano assistenza ai bambini rimpatriati. “Dobbiamo ricordare che i bambini, indipendentemente dal loro status, sono prima di tutto bambini. Abbiamo il dovere di tenerli al sicuro in un ambiente sano e protetto”, ha detto Forsyth. 

Il pericoloso viaggio dei minori tra America centrale e Usa: in migliaia rischiano la vita

Secondo il nuovo Rapporto UNICEF Broken Dreams - SOGNI SPEZZATI- il pericoloso viaggio dei bambini dall’America Centrale agli Stati Uni...
L’Unicef nel suo ultimo rapporto Danger Every Step of theWay, diffuso martedì 14 giugno 2016 dice che nei primi cinque mesi del 2016, sono stati oltre 7.000 i minorenni non accompagnati arrivati in Italia, il doppio rispetto allo scorso anno. Nove minori su dieci arrivati in Europa quest’anno attraverso l’Italia non erano accompagnati. L'Unicef segnala le «crescenti minacce di abuso, sfruttamento e morte che devono affrontare» i minorenni che fuggono dai loro Paesi.
Il rapporto documenta gli spaventosi rischi a cui vanno incontro questi adolescenti nella loro fuga da guerre e povertà. I minori non accompagnati in genere sono vittime di trafficanti di esseri umani, spesso sotto il sistema di 'pay as you go' (pagare per partire).


Alcuni - sottolinea ancora il rapporto - subiscono abusi sessuali e vengono sfruttati: «Operatori sociali italiani hanno raccontato all’Unicef che sia i ragazzi che le ragazze sono state aggredite sessualmente e costrette a prostituirsi mentre erano in Libia, e che alcune delle ragazze violentate aspettavano un bambino quando sono arrivate in Italia».  «È come la tratta degli schiavi», numerose le drammatiche testimonianze raccolte dall'Unicef di migranti minorenni. «Se cerchi di scappare ti sparano e muori. Se smetti di lavorare ti picchiano. È come la tratta degli schiavi»: racconta il 16enne Aimamo parlando della fattoria in Libia dove lui e suo fratello gemello hanno lavorato due mesi per pagare i trafficanti: «Una volta mi stavo riposando per cinque minuti, e un uomo mi ha picchiato con un bastone».

«Dopo il lavoro, ti chiudono a chiave». Peace, 17 anni, è fuggita dalla Nigeria per evitare un matrimonio imposto dalla famiglia con 40enne, afferma: «Tante persone sono morte nel deserto. Abbiamo visto cadaveri, scheletri».
L'Unicef ricorda che gli arrivi via mare sono stati nel 2015 1.015.078 (di cui 265.388 erano bambini) mentre gli arrivi via mare tra il primo gennaio e il 4 giugno 2016: 206.199 (35% sono bambini).
Secondo l’Unicef quasi 235mila migranti e rifugiati si trovano in Libia e 956mila nel Sahel, molti dei quali diretti in Europa.
L’agenzia dell’Onu rileva che “ci sono forti indizi che i trafficanti di esseri umani prendono di mira specialmente i soggetti più vulnerabili come donne e bambini”.


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