Le Misure di protezione di minori stranieri non accompagnati ad un anno dall’entrata in vigore della Legge Zampa.

Ad un anno dall’entrata in vigore della legge 47/2017 denominata “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” più nota come Legge Zampa, dal nome della sua prima firmataria, Sandra Zampa, nella scorsa legislatura deputata del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione infanzia della Camera, facciamo il punto della situazione.

Innanzitutto, c’è da dire che la legge Zampa ha colmato significative lacune nella protezione dei minori non accompagnati, introducendo disposizioni importanti, ad esempio sulle procedure di valutazione dell'età, ha migliorato le disposizioni riguardanti lo status giuridico dei non richiedenti asilo, ha semplificato le procedure relative al rilascio del permesso di soggiorno, lasciando soltanto quello per “minore età” e per “motivi familiari”, divieto esplicito di respingimento alla frontiera, ritorno assistito e volontario, soltanto su decisione dei Tribunale per i minorenni, nel superiore interesse del minore e soltanto dopo aver ascoltato il parere del minore e del tutore e tenuto conto dei risultati della valutazione sociale della situazione familiare, ecc.

Tra le modifiche più importi che la norma fa registrare, sicuramente la figura del Tutore volontario è quella più nota. In questo primo anno quasi quattromila cittadini in tutta Italia hanno dato la loro disponibilità a diventare tutori volontari di un minore non accompagnato. I dati sono dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza al 23 febbraio 2017. Si tratta di uno degli aspetti più innovativi di questa legge. Conferma, secondo Sandra Zampa, «che in realtà la società è pronta a cambiamenti». C'è da dire che il numero dei tutori nominati dai tribunali è purtroppo ancora esiguo. Dei 4.115 aspiranti tutori, ovvero i cittadini che si sono candidati ai corsi di formazione, solo 1.166 sono stati inseriti negli elenchi dei Tribunali dei Minori dopo la formazione e la conferma della effettiva disponibilità e appena 258 hanno ricevuto la nomina a tutore da parte di un Tribunale dei Minorenni (dati Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza).
Inoltre, a mio avviso, andrebbe previsto per tutti i Tutori una polizza assicurativa per la responsabilità civile, il rimborso delle spese che si sostengono per la funzione nonchè prevedere permessi di lavoro.

Una legge innovativa, fortemente sostenuta da tutti gli operatori e dalle ONG che svolgono attività a favore dell’integrazione sociale degli stranieri, in particolare di minori non accompagnati.

“La legge riconosce che i minori stranieri non accompagnati, prima ancora che migranti o rifugiati, sono minori soli che vanno protetti e accompagnati nella loro crescita, al pari di ogni altro bambino e adolescente”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia di Save the Children.

Tuttavia, vari aspetti della legge devono ancora essere pienamente attuati e migliorati.

Innanzitutto, la legge resta carente in merito alle gravi lacune del sistema di accoglienza dei minori non accompagnati, infatti, si continua a collocare molti msna presso centri di accoglienza inadeguati.

Seppur la norma ha ridotto il tempo di permanenza nei centri di prima accoglienza da 60 a 30 giorni, molti minori restano fino alla maggiore età in questi centri. In questa fase, cruciale, va effettuato il primo colloquio. Ad oggi, non è stato adottato il D.P.C.M. che indica la procedura da seguire da parte degli operatori della stuttura di prima accoglienza.

La nuova legge, purtroppo, poco ha influito sulle cause che rendono difficile il trasferimento dei minori in centri di seconda accoglienza.

Uno dei motivi sono i limitati posti degli SPRAR. Poiché sono attivati su iniziativa del comune e, la maggior parte dei comuni non è disposta a partecipare al sistema SPRAR, i posti rimangono insufficienti rispetto al numero di minori non accompagnati presenti in Italia.

A questo, si aggiunge anche il più difficile percorso dell’affido familiare, «È evidente che un comune che attiva un sistema di affidi produce prima di tutto un grandissimo risparmio, perché la famiglia riceve un sostegno economico, ma ovviamente è più basso di quanto non venga invece a costare una comunità alloggio. Al tempo stesso però, vale soprattutto il discorso per cui quando parliamo di minori la famiglia è sempre preferibile. Ho visto un’esperienza simile in Olanda e devo dire è un modello eccellente», dichiara la Zampa. Sul punto c’è da dire che, oltre ad alcuni, pochi ancora, progetti territoriali, è nato il progetto pilota, promosso CNCA e Unicef, denominato Terreferme per favorire l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati sbarcati in Sicilia in famiglie affidatarie di Lombardia e Veneto. 80 al momento le famiglie in formazione. Si stima che i primi affidi partiranno con l'estate.

Inoltre, non è previsto alcun meccanismo volto ad una equa distribuzione dei minori non accompagnati tra regioni, prefetture e comuni. Di conseguenza, le regioni di primo approdo, in particolare la Sicilia, continuano a gestire la ricezione di un numero sproporzionato di minori non accompagnati.

“Tra gli aspetti di maggiore criticità, figurano soprattutto le prassi disomogenee per l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, molto spesso negato ai minori prima del rilascio del permesso di soggiorno, al contrario di quanto previsto dalla legge, con gravissime conseguenze sul piano dell’assistenza sanitaria, soprattutto per chi soffre di malattie croniche o necessita di interventi operatori. Il mancato rilascio sembra dovuto in numerosi casi a una superabile difficoltà burocratica legata alla necessità di inserire il codice fiscale nella schermata di richiesta di iscrizione, codice fiscale che ovviamente i minorenni appena arrivati in Italia ancora non hanno.

Diversi problemi sono stati rilevati anche rispetto al rilascio del permesso di soggiorno per minore età, su cui la legge è intervenuta con il chiaro intento di semplificare le procedure e ridurre i tempi. In città come Palermo, Milano*, Trapani, Roma, per esempio, questa semplificazione delle procedure non risulta ancora attuata.

Allo stesso modo, in merito alla conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni continuano ad esistere prassi che non rispettano quanto previsto dalla legge Zampa, la quale prevede di agevolare questo passaggio in particolare quando il percorso del minore rischia di essere bruscamente interrotto solo a causa di lungaggini burocratiche, che in molti casi dipendono dal parere ministeriale necessario ai fini della conversione”, denuncia Save The Children.
In conclusione, una legge potenzialmente ottima, con molte luci e qualche ombra, da migliorare, per favorire una vera protezione ed inclusione dei minori. 

Leonardo Cavaliere

* Sembrerebbe che a Milano i permessi per minore età vengono rilasciati anche senza documenti d'identità. 

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